Romeo (pd): il fenomeno migratorio puo’ essere positivo per la calabria
REGGIO CALABRIA – Gli imponenti e numerosi sbarchi di migranti che negli ultimi mesi hanno visto coinvolte in particolar modo le coste calabresi, impongono una maggiore e specifica attenzione sul tema dell’immigrazione.
Migliaia di migranti sono approdati in Calabria nel corso del 2014, quasi 12600 solo a Reggio Calabria negli ultimi 4 mesi, e molti di loro, per la maggior parte richiedenti asilo, sono rimasti sul territorio calabrese rendendo insufficienti e sovraffollati i centri di accoglienza già esistenti.
Avremo, perciò, il dovere e l’obbligo, sia dal punto di vista umanitario, oltre che politico, di portare tra i banchi di Palazzo Campanella proposte relative a questo fenomeno che si ingrandisce sempre di più senza alcun segno di arresto.
Le spinte devono andare in due direzioni parallele, ovvero, sul piano delle politiche prettamente territoriali da un lato e, dall’altro, su stimoli determinanti per influenzare le politiche nazionali ed europee.
Sul piano territoriale è necessario promuovere politiche che mirino a rendere il fenomeno migratorio non un semplice fatto sociale “passivo”, ma una risorsa “attiva” che possa incidere positivamente sulla produttività della regione. Questo significa, per esempio, sostenere e incentivare l’attività di accoglienza garantita con il Fondo Nazionale previsto per le politiche e i servizi dell’asilo che assegna contributi in favore degli Enti locali interessati a progetti destinati all’accoglienza di rifugiati o richiedenti. E significa anche elaborare delle politiche per azioni complementari, integrative e rafforzative che vadano oltre alla semplice accoglienza, incanalando nelle giuste direzioni l’utilizzo del FER, in modo da investire nell’immigrazione.
Gli stimoli, che poi bisogna far partire anche dalla Calabria per politiche a più ampia raggio, sono quelli che riguardano le modifiche da apportare innanzitutto alla Bossi-Fini ma anche alle normative e ai regolamenti internazionali sui richiedenti asilo.
Secondo il Regolamento Dublino, infatti, lo Stato membro competente all’esame della domanda d’asilo è lo Stato in cui il richiedente ha messo piede per la prima volta nell’Unione Europea, ossia lo stato dove vengono rilevate le impronte digitali. Questo comporta che, anche quando, per forza di una geografia naturale le coste del sud Italia e principalmente della Calabria rappresentano nella mente del migrante semplicemente le porte dell’Europa, molti migranti si ritrovano costretti a rimanere in Italia mentre la loro meta era un altro paese europeo.
Potremmo, inoltre, discutere dell’importanza che ha avuto, nel Mediterraneo, l’operazione italiana a scopo umanitario “Mare Nostrum” che in un anno ha portato in salvo migliaia di vite umane, e del fatto che il governo italiano sia ingiustamente determinato a interromperla lasciando tutto alla missione europea di Frontex Plus, a scopo esclusivamente di vigilanza delle frontiere, il cui successo, peraltro, dipende dalla partecipazione dei singoli Paesi; e la partecipazione è lasciata alla volontà di ogni Stato membro che, attraverso un bando, deciderà se e come contribuire.
Questi sono solo alcuni degli aspetti del complesso fenomeno migratorio su cui dovremmo lavorare.
Sebi Romeo,