Reggio sta morendo, è ora di svegliarsi.
Le vicissitudini dell’Aeroporto dello Stretto rappresentano plasticamente il declino generale che la nostra città sta vivendo nella passività impotente delle istituzioni locali.
Blue Express riduce i voli verso Roma, i passeggeri sono in continuo calo, non si hanno informazioni di alcun piano di rilancio da parte della Sacal.
Che sta succedendo allo scalo reggino? E cosa succederà in futuro?
Aspettando notizie, nel frattempo, Reggio agonizza con inquietante tranquillità dirigendosi verso il baratro della dissoluzione economica e sociale grazie agli innumerevoli primati negativi che la pongono ultima tra gli ultimi.
Mi domando: cosa si sta facendo concretamente per evitare questa involuzione che sembra ormai inarrestabile?
Quali sono le proposte, le idee, le concrete strategie per porre un freno e contrastare una situazione divenuta intollerabile?
Vedo e leggo che la politica reggina continua a confrontarsi e scontrarsi su argomenti di piccolo cabotaggio, su tattiche e strategie tanto banali quanto scontate, non trovando il coraggio o le capacità di affrontare i reali problemi, strutturali e strategici, che affliggono il nostro territorio.
Cosa vuole diventare Reggio Calabria? Quali sono le strade da percorrere per arrivare a un reale e stabile sviluppo? Quali generatori di ricchezza possono verosimilmente sostenere l’economia di una provincia come la nostra?
Sono queste le vere domande, questi gli argomenti da affrontare per dare risposte ad un tessuto economico e imprenditoriale ormai allo stremo.
Ma purtroppo in questo momento, evidentemente, non fanno parte dell’agenda politica di nessuna forza in campo. Forse è troppo difficile anche solo cercare di trovare delle soluzioni adeguate. Forse ci vuole troppo coraggio per ammettere che in una situazione straordinaria come quella attuale servono misure straordinarie che riequilibrino una condizione kafkiana e paradossale in cui il capoluogo di provincia più povero d’Italia è anche il più tassato. Forse è più facile parlare alla pancia delle persone che affrontare alla radice problemi atavici ormai cronicizzati che minano la stessa sopravvivenza dei nostri territori.
Alcide De Gasperi, riprendendo una frase di James Freeman Clarke disse: “un politico guarda alle prossime elezioni, uno statista guarda alle prossime generazioni”.
Io non credo serva essere uno statista per capire che per noi il tempo è finito, che se non si agisce ora, subito, con decisione e coraggio facendo scelte lungimiranti e “visionarie”, in uno sforzo comune che veda il coinvolgimento diretto delle forze sane e operose del territorio, la nostra Reggio non dovrà aspettare la prossima generazione prima di implodere su se stessa.
Ciò avverrà molto prima, basterà non andare oltre l’orizzonte temporale del “politico” così, chiunque vincerà le prossime elezioni, probabilmente, avrà la “soddisfazione” di governare una terra ormai devastata irrimediabilmente da immani macerie economiche e sociali dalle quali, rialzarsi, diverrà pressoché impossibile.
Claudio Aloisio
Presidente Confesercenti Reggio Calabria