Reggio, prime proposte del Patto per il Cambiamento
Nella mattinata di sabato 16 novembre, presso Palazzo Alvaro sede della Città Metropolitana di Reggio Calabria, si è svolta la presentazione pubblica del movimento civico Patto per il Cambiamento. Nella affollata sala “Gilda Trisolini”, il sindaco metropolitano Giuseppe Falcomatà ha portato i saluti istituzionali al nascente ma già molto attivo laboratorio politico che, alle prossime elezioni comunali, si prefigge di supportare la ricandidatura del primo cittadino fornendo studi, proposte e progetti volti al miglioramento della città.
Alla presenza di molti qualificati esponenti politici quali il consigliere regionale on. Giovanni Nucera, il vicesindaco del comune di Reggio Calabria Armando Neri e il vicesindaco della città metropolitana Riccardo Mauro, nonché di numerosi consiglieri e dirigenti, il giornalista Giorgio Neri (dell’Agenzia ANSA) ha introdotto e moderato l’incontro, evidenziando come il movimento abbia l’obiettivo di rilanciare un cambiamento di questa città seppur nel prosieguo del percorso intrapreso dall’attuale giunta.
Il sindaco Falcomatà, aprendo i lavori, ha rilevato come la nascita di movimenti civici quali il Patto per il Cambiamento non solo aiuti a colmare la distanza tra cittadino e amministrazione, rivestendo un ruolo di politica di prossimità che un tempo veniva assolto dai consigli di circoscrizione ma abbia anche la funzione di formare la classe politica e dirigente. Il primo cittadino ha poi ringraziato i fautori dell’iniziativa sottolineando come il civismo e la passione civica di una aggregazione politica che parte dal basso e si prefigge il cambiamento possano costituire un grande valore aggiunto per una nuova stagione politica che guardi al popolo anzi, come ha meglio precisato citando il famoso discorso di Gettysburg di Abramo Lincoln, per il “governo del popolo, dal popolo, per il popolo”.
Nei suoi saluti, il consigliere regionale on. Giovanni Nucera si è soffermato sull’importanza di attuare una politica di servizio che parta dal basso, così lontana dall’attuale concezione della politica nazionale abituata a prendere decisioni tra poche persone chiuse in una stanza dei bottoni ed ha poi ringraziato pubblicamente l’attività dell’associazione e dei suoi dirigenti per il loro ruolo di “sentinelle del territorio”, ossia di portatori dei problemi e delle legittime istanze dei cittadini presso le sedi istituzionali.
Il presidente del Patto per il Cambiamento Antonio Sapone ha poi voluto sottolineare come il movimento, lungi dall’essere la classica lista che si forma qualche giorno prima delle elezioni, voglia invece dare importanza prioritaria a contenuti e proposte progettuali ed alla competenza dei propri componenti pronti ad un dialogo schietto e leale con le istituzioni e la politica.
La vicepresidente dell’associazione Rosy D’Agostino ha posto l’enfasi sulla necessità di cambiamento sociale della nostra città che deve prevedere politiche di investimento sul lavoro per giovani e meno giovani nonché sulla scuola e sulla formazione, un cambiamento ancora possibile se tutti i cittadini, credendoci, uniranno le forze.
Nel successivo intervento dal taglio più tecnico, Giorgio Nordo, dell’Università di Messina, dopo aver osservato che, nonostante qualche evidente problema spesso cavalcato dalle opposizioni, l’operato di questa amministrazione comunale è comunque lodevole perché, oltre ad aver raggiunto alcuni risultati, certamente ampliabili e migliorabili nel corso di un secondo mandato, testimonia buona fede, attenzione, dedizione e impegno.
Nordo ha poi ricordato come, alla luce della legge n. 56 del 2014 sull’istituzione delle città metropolitane, il voto alle prossime elezioni comunali avrà un valore doppio perché delegherà sostanzialmente ad un unico soggetto l’onere dell’amministrazione della città e anche quella del suo comprensorio metropolitano, ex provinciale, con tutti i rispettivi settori di competenza. Seguendo il metodo di lavoro tipico di questo movimento, si è poi soffermato in particolare su due settori particolarmente delicati per la città: Turismo e Formazione Professionale, evidenziandone – dati alla mano – le palesi criticità e sottoponendo alcune ponderate ipotesi di soluzione.
“Per molti turisti e tour operator, Reggio Calabria” – ha affermato – “non viene considerata meta ma solo tappa intermedia, un punto di passaggio in cui vedere fugacemente i Bronzi di Riace, fare una passeggiata sul lungomare e ripartire per altre destinazioni, senza pernottare, senza pranzare, senza acquistare, ossia senza spendere e alimentare l’economia locale. Questo succede perché Reggio è una città che respinge il turista per la cronica mancanza di servizi essenziali quali una rete efficiente di punti di informazione turistica e persino di bagni pubblici, due basilari presupposti di accoglienza turistica un tempo presenti in città e da anni nemmeno presi in considerazione. È inaccettabile che piccolissimi comuni calabresi abbiano da tempo delle proprie guide turistiche abilitate all’interno dell’organigramma mentre una città a vocazione turistica come la nostra, a cui Natura e Storia hanno donato un patrimonio incredibile, non possiede all’interno della propria amministrazione nemmeno una sola unità di personale con specifiche competenze in materia di turismo. Una carenza che nemmeno la recente programmazione del personale ha inteso colmare atteso che, invece, sarebbe necessario e urgente reclutare in organico personale esperto e competente, possibilmente laureati in Scienze del Turismo e con comprovate conoscenze linguistiche sia per quanto riguarda i ruoli di front-end negli infopoint e nei servizi di visite guidate per i punti di interesse turistico di pertinenza comunale quali la Pinacoteca, gli scavi di Piazza Italia, il Castello Aragonese, ecc. nonché per ruoli di funzionari e dirigente specificatamente attinenti al settore. Non si possono mettere in atto serie politiche di sviluppo turistico se non si possiedono professionalità adeguate all’interno dell’amministrazione e Reggio Calabria sta pagando cara questa colpevole approssimazione”.
“C’è poi un altro settore della Città Metropolitana, talvolta legato a tematiche turistiche,” – ha continuato Nordo – “che mostra evidenti segni di sofferenza ed è quello della Formazione Professionale. Come possiamo non censurare il fatto che dal 2013 al 2015 sono stati organizzati ben tre successivi corsi di 600 ore per la qualifica di “Guida turistica dell’area metropolitana”, corsi che dovevano avere l’obiettivo di preparare gli studenti all’esame di abilitazione per guida turistica e che invece, a causa di un prevedibile mutamento della normativa, si sono conclusi senza che nessuno dei 49 allievi che hanno concluso il corso abbia potuto superare l’esame di abilitazione in Calabria? Come possiamo chiudere gli occhi sull’altro corso di 600 ore di europrogettazione che si sta svolgendo in questo periodo e che, dopo essere stato ampiamente pubblicizzato ed avviato è stato riconosciuto dagli studenti come un corso il cui titolo eventualmente conseguito è di semplice assistente all’europrogettazione, una qualifica che non consente di avviare alcuna attività lavorativa autonoma e che quindi risulta essere del tutto inutile, al punto che molti dei 15 studenti inizialmente previsti, delusi e scoraggiati, hanno disertato o abbandonato la frequenza ponendo a rischio la chiusura anticipata del corso che non potrà tenersi con meno del 50% degli allievi?“
“A luglio di quest’anno“ – “ha proseguito Nordo – mi è capitato di assistere alla presentazione ufficiale di nuovi corsi organizzati dalla Città Metropolitana ed ho scoperto che una delle due proposte cosiddette “di punta” si riduceva in buona sostanza ad un corso di fotoritocco su Photoshop, nozioni che qualunque ragazzino può agevolmente reperire sul web. Mi è sembrato di tornare indietro alla fine degli anni ’80. In un momento storico in cui l’innovazione tecnologica gioca un ruolo decisivo e in altre regioni si organizzano corsi al passo coi tempi quali “Sviluppatore di applicazioni per smartphone in ambiente Android”, “Tecnico analista di Big Data” o “Esperto di Social Media Mining”, nella nostra città l’offerta della formazione professionale si riduce a realizzare paginette web ed eseguire fotoritocchi. Un panorama francamente avvilente che mostra in maniera lampante come l’attuale struttura delle Formazione Professionale sia elefantiaca, ossia lenta e scarsamente reattiva alle innovazioni (tanto che finora non si è nemmeno dotata di una propria piattaforma di e-learning), sprofondata in una visione che appartiene al passato e affatto incline ad aprirsi al futuro ed anzi – a dirla tutta – nemmeno al presente.
Si tratta di esempi isolati? Certamente no, visto che a dicembre dell’anno scorso sono stati approvati ben 10 corsi dal titolo di “Operatore non sanitario per utilizzo strumenti salva vita attività sportiva dilettantistiche”. Tali corsi il cui banalissimo obiettivo è quello di istruire all’uso dei defibrillatori automatici (strumenti notoriamente semplici da utilizzare perché basati su procedure guidate con messaggi visivi e vocali) erano addirittura rivolti a ben 150 allievi ma hanno inizialmente raccolto solo 8 domande di iscrizione impedendo persino l’avvio di uno solo dei dieci corsi programmati al punto che dopo pochi mesi si è reso necessario riaprire i bandi di iscrizione nel disperato tentativo di reperire altri 142 iscritti (prassi peraltro ormai consueta anche per molti altri corsi che riscuotono scarso successo). Essendo evidente che non sarà certo il fatto di saper usare un defibrillatore automatico che potrà aiutare uno dei 350mila disoccupati della nostra provincia a trovare un lavoro dignitoso e che questo genere di corsi sembrano avere utilità per tutti meno che per quelli che li frequentano, ne consegue che, con queste scelte sciagurate, il settore della Formazione Professionale ha già ampiamente dimostrato di aver abdicato al proprio ruolo che è e dovrebbe unicamente essere quello di formare professionalità intermedie attingendo alla platea dei disoccupati, giovani e meno giovani per fornire loro una preparazione solida ed una qualifica concretamente spendibile nel mondo del lavoro.
Il Patto per il Cambiamento intende affrontare queste criticità e superarle con soluzioni adeguate. Un metodo potrebbe essere quello di applicare una rigida rotazione dei dirigenti e dei funzionari che consenta di portare linfa nuova ad alcuni settori statici e polverosi come appunto quello della Formazione Professionale.
Una soluzione, ancora più efficace, potrebbe invece consistere nell’istituire una commissione indipendente, un board come si dice, di esperti della formazione nominati dal consiglio comunale nella sua globalità, ossia sia dai partiti di maggioranza che da quelli dell’opposizione allo scopo di garantire ampia rappresentatività a tutte le parti politiche, esperti provenienti dal mondo dell’università e da quello del lavoro che vigilino sulle attività della formazione professionale, fungendo da stimolo e avendo un riconosciuto ruolo propositivo e decisionale su temi e progetti di corsi al passo con le effettive richieste del mercato e la progressione delle tecnologie, in altri termini col mondo reale. È una soluzione possibile, attuabile a costo zero, altamente democratica e trasparente che auspico trovi concreta applicazione al più presto” ha concluso Nordo.
Alla fine di questa non brevissima ma densa analisi, il presidente del Patto per il Cambiamento, Antonio Sapone ha preso la parola per ringraziare tutti gli intervenuti e promettere che l’attività del movimento continuerà con rinnovato vigore per proporre soluzioni che vadano incontro alle esigenze di tutti gli strati sociali e, nel solco della propria appartenenza, fornire un deciso contributo da protagonisti alle prossime tornate elettorali. “Per chiudere” – ha detto Sapone – “vorrei citare una frase di Winston Churchill: Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare”. Non poteva esserci conclusione migliore.
L’Ufficio Stampa di Patto per il Cambiamento