Reggio, incontro sul 250° anniversario della nascita di Napoleone Bonaparte (1769-1821)
“Fu vera gloria?” è questo il tema della conversazione che il Prof. Antonino Romeo, introdotto da Luca Pellerone, Presidente Anassilaos Giovani, terrà domani a Reggio Calabria alle ore 16,45 presso la Saletta Giuffrè della Biblioteca Comunale Pietro De Nava nell’ambito degli ormai tradizionali incontri culturali promossi congiuntamente con la stessa Biblioteca con il patrocinio del Comune di Reggio Calabria. Il verso manzoniano, prescelto dal relatore – cui segue l’ancor più celebre “Ai posteri l’ardua sentenza: nui chiniam la fronte al Massimo Fattor, che volle in lui del creator suo spirito più vasta orma stampar” – serve ad affrontare un anniversario importante dal punto di vista storico quale è quello del 250° anniversario della nascita di Napoleone Bonaparte (1769-1821) – anniversario quasi trascurato persino in Francia – che con la sua iniziativa militare e politica sconvolse gli assetti politici dell’ancien regime seminando, in una Europa ancora sonnacchiosa, i germi di quella Rivoluzione Francese che, nei suoi valori più profondi e meno estremistici, contribuì al progresso dell’umanità. Il caporale, divenuto imperatore, che donava troni e regni e imponeva sovrani, come lui stesso, provenienti dal basso ad antiche ed estenuate dinastie, ha rappresentato per i contemporanei che lo hanno molto ammirato e deprecato e combattuto fino all’ultima decisiva battaglia (Waterloo) un uomo difficile da decifrare, contraddittorio ma comunque degno di ammirazione. Manzoni – si racconta – alla notizia della morte del Bonaparte, scosso da una grande emozione, scrisse in poco tempo il suo carme (5 maggio). Alla luce della sua concezione moralistica della storia che fa da trama anche alle tragedie (Conte di Carmagnola e Adelchi) e al Romanzo, egli non può che chiedersi se quella di Napoleone sia stata veramente una vera gloria tenuto conto degli immani sacrifici, soprattutto in termini di vite umane, che quella epopea comportò ma nello stesso tempo, da cattolico, non può dimenticare il nulla potestas nisi a Deo di San Paolo della Lettera ai Romani. E’ difficile affrontare in un incontro, di necessità breve, una figura come quella di Napoleone che permeò di sé i primi decenni dell’Ottocento e fu conquistare, legislatore e, in qualche misura, anche un mito; analizzare le conseguenze e le ricadute della sua azione sugli eventi successivi. Si può invece tentare di dare un giudizio sulla sua complessiva iniziativa politica e militare e sugli intendimenti ad essa sottesi per comprendere, anche a duecento anni da quegli eventi, quanto vi fosse di velleitario nell’idea (utopia?) di realizzare un comune impero dalla Manica agli Urali, sia pure sotto l’egemonia francese, in un Europa che da secoli aveva respinto persino l’idea di un impero universale.
Caterina Sorbara