Reggio, incontro su Bettino Craxi
Venti anni fa, il 19 gennaio 2000, si spegneva in Tunisia, ad Hammamet, dove tuttora è sepolto, Bettino Craxi, Segretario del Partito Socialista nonché Presidente del Consiglio dei Ministri dall’agosto 1984 all’aprile 1987, in assoluto uno dei protagonisti della vita politica italiana negli ultimi venti anni del Novecento. Alla sua figura l’Associazione Culturale Anassilaos dedica un incontro che si domani a Reggio Calabria alle ore 17,30 presso lo Spazio Open.
Parteciperanno il Prof. Antonino Romeo, studioso di storia, e del Dott. Giovanni Milana, Segretario della Federazione Provinciale di Reggio Calabria del PSI. Venti anni – scrive in una nota il Presidente di Anassilaos Stefano Iorfida che condurrà l’incontro – non sono forse sufficienti per poter analizzare sul piano storico la figura di Bettino Craxi che per taluni è stato un esule, con tutto ciò che sottintende e implica una tale definizione e per altri un latitante e/o un pregiudicato. In un Paese come l’Italia che si è sempre diviso su tutto, affrontare la figura di Craxi sul piano storico, con imparzialità scevra da condizionamenti ed insomma sine ira et sine studio, come si riprometteva di fare lo storico latino Tacito allorché si accingeva a parlare degli imperatori romani del suo tempo, è impresa ardua poiché da un lato occorre evitare i tentativi di santificazione, che si sono registrati soprattutto in occasione di tale ventesimo anniversario e dall’altro le facili demonizzazioni cui sono sempre soggetti le personalità “forti” – come Craxi – che si fanno amare ma anche molto odiare. Nel momento del suo più grande potere, circondato da quello che è stato definito un “circo di nani e ballerini” (nel futuro della Repubblica avremo successivamente i cerchi magici, i gigli magici e, da ultimo, i mohjito) egli fu oggetto di “servo encomio” e, nella sventura, oggetto di “codardo oltraggio” (mai come in questo caso ci sono d’aiuto i versi di Manzoni presi a prestito dal 5 Maggio). L’Associazione Anassilaos per meglio navigare tra la Scilla e il Cariddi della più recente storia italiana, lastricata di “pre-giudizi”, si affida al Prof. Antonino Romeo di cui ha sempre apprezzato le notevoli doti di imparzialità e al Dott. Giovanni Milana, segretario di quel PSI che Craxi rinnovò e scosse dalle fondamenta, forgiò e adattò alla sua politica riformatrice e, forse, alla fine distrusse. La risposta, non definitiva, che da essi si ci attende, è ancora una volta manzoniana, sia pure adattata al contesto della storia d’Italia: Fu vera gloria? L’azione riformatrice che egli portò avanti soprattutto nei suoi tre anni di presidenza (1983-1987) e che poi smarrì il suo slancio nei quattro anni successivi (il cosiddetto Pentapartito) fino all’esplodere di mani pulite con l’arresto di Mario Chiesa il 17 febbraio 1992 dallo stesso Craxi definito un “mariuolo”, fu il tentativo realistico e non velleitario di trarre fuori il Paese dalle sabbie mobili in cui tuttora si trova? Le proposte di riforma delle Istituzioni del Paese avanzate dall’allora leader del PSI e non attuate, sarebbero state in grado di imprimere all’Italia una svolta? E infine – si chiede Iorfida -quanto la vicenda di tangentopoli, nella quale Craxi rimase invischiato e per la quale subì delle condanne, può incrinare e rendere difficoltosa, sul piano della storia, una serena e rigorosa analisi del suo agire politico sia sul piano interno che su quello internazionale anche alla luce degli accadimenti successivi?
Caterina Sorbara