Precari della Ricerca, Laura Ferrara (M5S): “Si potrebbe configurare l’abuso di contratti flessibili da parte degli enti pubblici” La Commissione europea risponde all’eurodeputata. L’Italia a rischio infrazione
BRUXELLES 14.03.2018 – «Presto la Commissione europea, anche tramite il pronunciamento della Corte di Giustizia dell’Ue, dovrà adottare una posizione ufficiale rispetto alla questione dei precari della Ricerca che vivono da anni il disagio di una condizione lavorativa appesa sul filo dell’incertezza e della discriminazione». Lo fa sapere l’eurodeputata Laura Ferrara facendo riferimento alla risposta della Commissaria Marianne Thyssena alla sua interrogazione dello scorso dicembre.
La parlamentare europea informava la Commissione come in Italia numerosi ricercatori impiegati in istituti pubblici, nel solo Cnr 4500 dipendenti su oltre 11500 in servizio, prestano la propria attività lavorativa attraverso il reiterato ricorso a contratti a tempo determinato, contratti di collaborazione coordinata e continuativa, contratti part-time e assegni di ricerca.
«Gli istituiti di ricerca abusano di queste tipologie contrattuali in pieno contrasto con quanto previsto con la direttiva 1999/70/CE – precisa la Ferrara – ed è quanto sta valutando la stessa Commissione. Nella risposta alla mia interrogazione, infatti, si fa espressamente riferimento alla clausola 5 (Misure di prevenzione degli abusi) dell’Accordo quadro sul lavoro a tempo determinato.
In ambito europeo c’è una forte spinta al contrasto a queste forme di abusivismo di contratti flessibili negli enti pubblici e l’Italia si sarebbe dovuta allineare a quanto previsto dalle normative europee. Si corre il rischio di rientrare in una procedura d’infrazione da parte di Bruxelles già per non aver inserito gli istituti di ricerca nel decreto legislativo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche.
La Commissione mi informa inoltre – continua la pentastellata – che la posizione ufficiale rispetto alla questione arriverà attraverso il pronunciamento della Corte di giustizia dell’Unione europea, appellata a settembre 2016 dal Tribunale di Trapani che già contestava la difformità della normativa italiana rispetto a quella europea.
Mi auguro che in Italia ci si adegui ai dettati comunitari – conclude Laura Ferrara- che vi sia una effettiva tutela di questa categoria di lavoratori, spina dorsale della buona ricerca nel nostro Paese ma che da troppo tempo subisce trattamenti economici, previdenziali e di certezza del proprio futuro lavorativo, di forte discriminazione con chi ha un contratto a tempo indeterminato. Ci sono ricercatori che hanno alla spalle oltre venti anni di precariato, condizioni chiaramente limitative anche per la qualità del lavoro dei nostri Istituti di ricerca».