Potere al Popolo Reggio Calabria, su incendio tendopoli San Ferdinando

Questa notte intorno alle 2 è scoppiato un incendio alla tendopoli di San Ferdinando (RC), il comune della Piana in cui si trova l’enorme ghetto baraccato, dove migliaia di migranti cercano riparo ogni anno durante i periodi di lavoro bracciantile.
Una donna di 30 anni è morta carbonizzata, altre due sono rimaste ferite, oltre 200 tende e ripari di fortuna sono andati distrutti.
La tendopoli “ufficiale” a San Ferdinando ospita solo poche centinaia di persone, altrettante hanno trovato spazio in un container trasformato in ostello. Ma le ennesime soluzioni temporanee proposte dalle istituzioni sono assolutamente insufficienti a fronte del bisogno di alloggio per ben oltre un migliaio di persone. Per questo la maggior parte dei braccianti, per lo più sfruttati per pochi euro nella raccolta delle arance nonostante i roboanti annunci sulla lotta al caporalato, ha continuato a vivere nel vecchio ghetto, nato otto anni fa come “soluzione d’emergenza” dopo la rivolta di Rosarno.
La precarietà, l’assenza di qualunque condizione di sicurezza, fa sì che anche riscaldarsi possa mettere a rischio la vita.
La tendopoli doveva essere chiusa, la tendopoli doveva essere “temporanea”: come tutte le misure emergenziali di governi che non hanno mai voluto affrontare realmente il problema, mai voluto dare reale dignità alle persone che arrivano e lavorano in questo paese e chiedono solo una vita normale e un tetto di cui pagare l’affitto.
I ghetti uccidono, non risolvono i problemi ma li peggiorano: in una regione come la Calabria, in cui oltre 50mila sono gli alloggi vuoti, sfitti, invenduti ed inutilizzati, si continuano a proporre ghetti come soluzioni “emergenziali” per tutti i tipi di povertà: questi posti, lontani dalle luci della città, diventano sempre un concentrato di disagio sociale, di assenza delle minime condizioni igieniche e umane; diventano sempre grandi business per chi deve gestirli, per la ‘ndrangheta.
Vogliamo dignità per tutte e tutti, vogliamo combattere la povertà e creare accoglienza diffusa in case vere in cui le persone possano sentirsi parte integrante della società che le accoglie, in cui sentano di poter dare un contributo produttivo e culturale che le renda dignitosamente esseri umani.
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