Pedagogia, Caligiuri al Seminario internazionale del Consiglio d’Europa “Dall’identità culturale e linguistica ai valori universali”
Reggio Calabria (7.12.2018) – Lingua e potere: riflessioni educative sul futuro. È stato questo il titolo della relazione che Mario Caligiuri, professore di pedagogia della comunicazione all’Università della Calabria, ha tenuto nell’ambito del Seminario internazionale del Consiglio d’Europa “Dall’identità culturale e linguistica ai valori universali” promosso dal Liceo Classico “Tommaso Campanella” di Reggio Calabria, diretto da Maria Rosaria Rao. Caligiuri è intervenuto insieme a Luciano Monti della Luiss di Roma, Tito Lucrezio Rizzo già Dirigente della Presidenza della Repubblica e Giuseppe Giordano dell’Università di Messina. Caligiuri ha spiegato che “oggi non capiamo il presente perché non abbiamo le parole adatte per descriverlo”. Dopo aver evidenziato la funzione comunicativa che riveste il cyberspazio, ha ricordato che nella geopolitica delle lingue prevale l’inglese con le conseguenti ricadute sul piano dell’influenza culturale e dei consumi culturali e del tempo libero. Caligiuri ha poi argomentato che i conflitti contemporanei sono combattuti a base di informazioni, dove non a caso i concetti di post- verità e fake news evidenziano come sia sempre più difficile distinguere il vero dal falso, facendo materializzare una vera e propria società della disinformazione. Ha poi ribadito :“È la lingua che fa la differenza tra cittadini e sudditi, tra persone consapevoli e docili consumatori ed elettori guidati da algoritmi progettati secondo la logica capitalistica del consumo”. Il docenti ha poi ribadito che probabilmente anche dal “cedimento linguistico”, cioè da un uso impreciso e inconsapevole delle parole, possono derivare la crisi economica, le accentuazioni dei disavanzi nei bilanci degli Stati e la corruzione. Dopo essersi soffermato sul futuro dell’italiano, ha evidenziato come la bassa comprensione del linguaggio allontani dalla sempre difficile comprensione della realtà e accentui le diseguaglianze, trasformando la democrazia in una procedura attraverso la quale si individuano élite sempre più inadeguate ad affrontare la complessità del XXI secolo, dove il confronto con la criminalità e l’avvento dell’intelligenza artificiale sia fanno sempre più stringenti. In tale quadro ha concluso che il ruolo dell’educazione ritorna ad essere fondamentale, richiedendo appunto urgenti revisioni dei processi formativi della scuola e dell’Università, che non possono rimanere così come sono.