I Partigiani della scuola pubblica querelano il giornalista Fabrizio Rondolino

Prodotta il 12 agosto  la denuncia/querela contro Fabrizio Rondolino, giornalista presso l’Unità, da parte dell’avv. Gianfranca Bevilacqua su iniziativa dei Partigiani della Scuola Pubblica.

Contestualmente è anche avvenuta la presentazione di un esposto, per gli stessi fatti, dinanzi al Consiglio Nazionale Ordine Giornalisti, Consiglio Ordine Giornalisti del Lazio (dove risulta iscritto) e Consiglio Disciplina del medesimo ordine.

 

La deplorevole e reiterata aggressione verbale del giornalista contro i docenti, in special misura meridionali non poteva, infatti,  ulteriormente passare inosservata.

 

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata stavolta il  tweet del 06.08.16, pubblicato sul profilo “@frondolino”:

Mi chiedo come possano fare i bagagli e traslocare se passano il tempo qui su twitter a insultarmi (parlo delle capre deportate)” in cui il giornalista aggiunge l’ingiuria al danno nei riguardi dei docenti trasferiti in questi giorni dal sud al nord, docenti che saranno costretti a lasciare la famiglia per un destino incerto e, cosa che hanno compreso in pochi, con scarse probabilità di rientro.

Un algoritmo mai svelato ha deciso dove dovesse vivere il primo docente in graduatoria, il più delle volte molto lontano, e l’ultimo, spesso e volentieri a due passi da casa: ecco il perché di tanta disperazione, specie per chi lascia figli, mariti o mogli e anche disabili.

Queste le storture denunciate dai docenti, che non sono pedine, ma esseri umani.  Eppure Rondolino non recepisce questi disagi, gli sembrano assolutamente dovuti alla provvida mano renziana che dispensa posti di lavoro a “tempo indeterminato” a gente che di fatto precaria era e tale è rimasta, tant’è che il tweet riportato non è stato che l’ultimo di una sequela di contumeliose invettive, avente come unico comune denominatore una aggressiva e pervicace campagna denigratoria  contro una categoria che da un anno a questa parte è stata profondamente ferita dalla legge 107/2015.

Il 05.08.16 compariva sullo stesso profilo twitter di Rondolino: “Se gli insegnanti del Sud che urlano in tv conoscessero l’italiano, almeno capiremmo che vogliono”,   e ancora, andando a ritroso a far data dall’anno 2014:

“…insegnanti…continuano a distruggere la nostra scuola”;

…tutti abbiamo conosciuto insegnanti analfabeti, fancazzisti, assenteisti”;

 “Non vogliono farsi valutare perché valgono poco”;

Semianalfabeti, scioperano perché hanno paura del lavoro, del merito, della cultura

Poi sempre nel 2014 Incitò alla violenza armata anche contro una docente in particolare, la Prof.ssa Sandra Zingaretti, colpevole di aver esposto in tv a Matteo Renzi  le incongruenze della riforma: “ Se mia figlia avesse come insegnante la sindacalista pazza di #portaaporta domani andrei a scuola con un fucile mitragliatore”,

 

e il 29.06.15: “Ma perché la polizia non riempie di botte sti insegnanti e libera il centro storico di Roma?”. Sono solo i più significativi esempi delle invettive di Rondolino contro la categoria dei docenti, le cui voci durante la protesta di Napoli  vengono paragonate a quelle di “pescivendoli indaffarati” .

A questi detti, si associano anche quelli contro i meridionali, per come  si evince da un’intervista rilasciata il 31.07.15: “I meridionali sono poveri perché non pagano le tasse, disoccupati perché lavorare stanca”.   E ancora: “…melensi e retorici.   Tutti i meridionali fanno il piagnisteo:…Lo Stato dovrebbe abbandonare completamente il Sud perché rinasca.

Le accuse investirebbero il codice  penale in numerose fattispecie  di reato che vanno  dall’Istigazione a delinquere” all’”Istigazione a disobbedire alle leggi” attraverso “l’odio fra le classi sociali” nonché la “Diffamazione col mezzo della stampa”.

Anche gli  insegnanti settentrionali hanno inteso partecipare agli intenti della querela sottoscrivendo in questi giorni  un documento di solidarietà stilato sempre dai Partigiani della Scuola Pubblica nei riguardi dei docenti meridionali investiti dalle invettive del giornalista de l’Unitá.

Oltre a numerosi docenti a proprio nome, hanno  aderito al documento  i gruppi degli insegnanti in lotta contro la legge 107/2015, meglio nota come “buona scuola” che dal varo della riforma sono attivi su Facebook e non, oltre ai promotori, i Psp-Partigiani della Scuola Pubblica, i seguenti :

Scuola,tutti uniti per resistere;

DAT- Docenti Autorganizzati Terni;

LA SCUOLA BRUCIA !; 

Iuas – Insieme un’altra scuola;

“Docenti incazzati”;

“Professione insegnante”:

CSV coordinamento scuole Viterbo;

MPS – Movimento per la Scuola Pubblica;

RESISTENZA ATTIVA PRECARI SCUOLA;

Associazione Nazionale Docenti per i Diritti dei Lavoratori;

ILLUMIN’ITALIA – ASSOCIAZIONE NAZIONALE;

LA SCUOLA INVISIBILE;

Desertum fecerunt et bonam scholam appellaverunt;

INVALSICOMIO.