Nota stampa UIL sull’impresa Astaldi SPA
Si è svolta nei giorni scorsi, presso la sede di Astaldi Spa, una riunione con tutte le rappresentanze sindacali di categoria delle regioni in cui la società ha appalti diretti e/o in associazione temporanea con altre imprese. Durante l’incontro si è discusso della crisi economica che ha colpito l’importante impresa edile e del futuro dei cantieri che alla stessa fanno capo.
Il Gruppo Astaldi, rispondendo ai quesiti posti dai rappresentanti sindacali, ha assicurato che i lavori appaltati andranno avanti, anche se necessita una rivisitazione degli asset del gruppo.
Per quanto riguarda, nella fattispecie calabrese, l’ammodernamento della Strata Statale 106, fra Roseto e Sibari, è stato assicurato che i programmi per la realizzazione dell’opera andranno avanti. La notizia che Astaldi proseguirà nell’impegno assunto per la realizzazione dell’importante e necessaria arteria, ha fatto tirare un sospiro di sollievo alle delegazioni sindacali calabresi presenti alla riunione.
La volontà del Gruppo Astaldi di non abbandonare il cantiere calabrese smentisce i detrattori e le Cassandre di turno che speravano l’opera non si realizzasse. Questi ultimi soggetti, hanno diffuso sui media locali notizie allarmanti sulla nuova Strata Statale 106, e cioè che questa fosse un’opera inutile e costosa e che non avrebbe potuto risolvere nessun problema del comprensorio dell’alto jonio. Affermazioni che, oggi, non paiono essere sorrette da basi scientifiche e/o politiche e che si riferivano al costruendo terzo megalotto della Strada statale 106: un’opera dal valore di 1 miliardo e 35° milioni di euro, al netto degli interventi compensativi previsti dall’Anas, in qualità di ente appaltante, che sono legate alla realizzazione della stessa infrastruttura.
Il nuovo tracciato appaltato collega Roseto Capo Spulico a Sibari per circa 35 km, per poi collegarsi con l’autostrada, con lo svincolo di Firmo, attraverso la Strada statale 534 di Cammarata degli Stombi che è già ultimata. I commenti che si sentono, e che provengono da autorevoli rappresentanti del Parlamento Italiano, sono che il costo dell’opera sia eccessivo, che non serva a niente, se non a portare i mezzi pesanti fuori dai centri abitati, facendo capire che dell’opera si potrebbe benissimo fare a meno. La prima considerazione che viene da fare è che, portare i mezzi pesanti, che usano il gasolio come carburante, fuori dalle aree urbane significa non far scaricare nell’aria dei comuni interessati milioni di tonnellate di microparticelle che minano gravemente la salute dei cittadini inermi (è bene sottolineare che è stato accertato che tali microparticelle, emesse nell’aria, provocano il cancro). La seconda valutazione è che si eviterebbero i tanti incidenti stradali che ogni giorno si registrano su questa vecchia Statale, tristemente intitolata: strada della morte.
Altro aspetto, non di poco conto, è la ricaduta dell’opera sull’economia di questo territorio. Infatti, nonostante le bellezze paesaggistiche, condizioni determinanti per rilanciare il turismo e la vocazione del territorio, e l’agricoltura, con i suoi prodotti di pregio, non decollano come dovrebbero perché la viabilità, su asfalto, su ferrovia e marittima, si regge su opere obsolete risalenti agli anni 30. Una delle ricadute di questa arretratezza strutturale è legata al sistema turistico regionale. A causa delle difficoltà nel raggiungere la nostra regione per terra, per aria e per mare, i tour operator, con estrema difficoltà, proporranno la Calabria come luogo trascorrere i periodi feriali. Anche le merci di pregio prodotte in questa parte di territorio, dovranno sopportare un pesante aumento sul loro prezzo finale a causa dei tempi troppo lunghi di percorrenza.
Non dobbiamo dimenticare, infatti, che nel passato molte piccole aziende agricole, allocate nella piana di Sibari, protestavano per la mancanza di una viabilità adeguata e utile a far raggiungere in tempi celeri i prodotti coltivati nella Piana sul mercato nazionale.
La speranza è che i lavori per la costruzione della nuova Strada Statale 106 prendano il via il prima possibile, per evitare le tante, troppe, vittime della strada, il cui elenco, ogni giorno che passa, si allunga sempre più.
I detrattori di questo manufatto non risulta abbiano detto niente sulla realizzazione dei tratti ricadenti nel territorio della Basilica e della Puglia, oggi tratti ultimati e fruiti dalle popolazioni locali. Settori economici importanti come il turismo, l’agricoltura o la logistica, per essere sviluppati devono disporre di moderne vie di collegamento e di sistemi di intermodalità utili ed efficienti, solo così è possibile pensare ad una nuova Calabria che sia in grado di confrontarsi economicamente e culturalmente con il resto del Paese.
In una Regione in cui la disoccupazione ha raggiunto livelli inaccettabili e dove vi è il rischio reale di spopolamento, infine, non si può chiudere la porta ad un investimento che porterà almeno 4.000 posto di lavoro, tra assunzioni dirette ed indotto, per almeno 5 anni. Queste le ragioni del si alla costruzione di questa moderna arteria di comunicazione, questa la ragione per cui il sindacato scenderà in campo con manifestazioni in tutta la Regione se si tenterà di cancellare o ridimensionare il progetto. Credo, senza ombra di essere smentito, che la riscossa della Calabria parta da qui, da un’arteria – la Statale 106 – definita oggi strada della morte, che deve diventare la strada della rinascita e della vita.
Santo Biondo Bruno Marte
Segretario generale Segretario generale
Uil Calabria Feneal Calabria