Nota stampa sul Def e le ricadute sulla Calabria
Il Documento di economia e finanza varato dal Governo Conte, nonostante sia diretto a chiudere con le politiche di austerità imposte nel passato dall’Europa, di fatto appare come una legge di bilancio in linea di continuità con le precedenti. Infatti, rispetto agli anni scorsi, questa manovra economica manca di una visione capace di costruire una strategia di rilancio organica e complessiva che comprenda il sistema Paese nella sua interezza, e soprattutto continua a perpetuare la logica, da Prima Repubblica, in base alla quale per far crescere l’Italia basta fare debito pubblico, anziché intervenire, invece, a rimuovere gli ostacoli che impediscono la crescita di competitività e di produttività del Paese: l’inefficienza della pubblica amministrazione, l’elevata tassazione sul costo del lavoro o la lentezza della giustizia civile, l’evasione fiscale.
Per far ripartire l’Italia, per rimettere in marcia l’economia del Mezzogiorno, la manovra economica avrebbe dovuto seguire una linea produttivista, avrebbe dovuto concentrare uno sforzo sull’aumento degli investimenti pubblici in infrastrutture e sul sostegno agli investimenti privati per aiutare a far crescere la competitività delle imprese. Solo questi stimoli, accompagnati da una diminuzione delle tasse sul lavoro e sulle pensioni attraverso una lotta serrata all’evasione, sono in grado di fare crescere consumi interni e occupazione.
Per quanto riguarda il Sud, poi, rispetto al recente passato, questa legge di bilancio sembra compiere qualche passo indietro.
Il tema della povertà, deve certamente essere una priorità per il Paese, ma il Reddito di cittadinanza non è sufficiente a dare risposte e soluzioni alla crisi del Mezzogiorno. Al Sud serve innanzitutto che il Governo compia la scelta strategica di investire sulla portualità concentrando risorse nei porti del Mezzogiorno, in particolare su quello di Gioia Tauro, in termini infrastrutturali, di logistica, di intermodalità e di formazione dei lavoratori. Le Zes devono divenire nel tempo lo strumento principale attraverso il quale l’Italia deve sfruttare fino in fondo la sua posizione sul Mediterraneo, fino ad oggi snobbata, per attrarre i grandi traffici internazionali, a partire dalla Via della seta. Sull’hub gioiese, la cui centralità nel bacino del Mediterraneo pare sfumare giorno dopo giorno, il Governo deve procedere alla definizione del nono della guida dell’Autorità portuale che rimane aperto da troppo tempo.
Solo la programmazione di un complesso di interventi, su infrastrutture, formazione, ricerca e innovazione ed il rinnovo degli incentivi all’occupazione, da finanziare con risorse nazionale fissando il paletto del 34% di spesa pubblica al Sud previsto nella scorsa legge di bilancio, il Mezzogiorno e la Calabria si potranno risollevare creando nuove opportunità e occupazione.
In questa legge di bilancio inoltre, il governo deve garantire la storicità del finanziamento del fondo per la forestazione calabrese e, prima che il reddito di cittadinanza al Sud venga declinato in lavori socialmente utili, va chiusa definitivamente nella nostra regione la vertenza dei 4500 Lsu/Lpu calabresi. Questa operazione può essere portata a compimento solo attraverso il finanziamento strutturale di circa 50 milioni di euro che il governo nazionale deve assicurare già all’interno di questa manovra economica per favorire la stabilizzazione di questi lavoratori.
Rispetto a queste ultime tematiche sollevate, il governo regionale tuttavia non può essere sollevato dalle proprie responsabilità. Le riforme tanto attese in Calabria sono rimaste ferme al palo.
Sulla forestazione, è migliorata l’organizzazione del lavoro degli operatori del settore, ma la Regione non è riuscita in questi anni a fare il salto di qualità in termini di programmazione degli investimenti sulla forestazione e di miglioramento delle capacità produttive delle risorse professionali esistenti sul territorio. In questa terra, ancora oggi, non si è presa contezza del fatto che la montagna, se valorizzata in tutti i suoi aspetti e se curata con un’attenta opera di manutenzione e di lotta al dissesto idrogeologico, può rappresentare un volano di sviluppo importante per la Calabria, sul piano sociale e occupazionale.
Per quanto riguarda, invece, la questione degli Lsu ed Lpu la Regione, nonostante abbia garantito negli anni il finanziamento economico che sommato a quello nazionale è stato funzionale per la loro contrattualizzazione, in questa legislatura non si ha provveduto ad offrire a questi lavoratori, attraverso l’emanazione di una legge regionale, un percorso lavorativo strutturale nella pubblica amministrazione calabrese.
Alla deputazione parlamentare calabrese, in particolare a quella che ha lo stesso colore politico del Governo, al governo regionale ed alla Calabria impegnata, infine, chiediamo di porre la massima attenzione da qui fino a fine anno sull’iter parlamentare del disegno di legge di bilancio. Noi come sindacato continueremo, già nei prossimi giorni, ad attenzionare il tema sul piano nazionale e territoriale con lo svolgimento degli attivi unitari che si terranno su tutto il territorio regionale. Crediamo che con il confronto e la discussione si possano trovare le soluzioni per superare le zone d’ombra che questa manovra economica porta con sé. Sosterremo le nostre idee e le nostre proposte per l’Italia e per la Calabria con tutti gli strumenti tipici del sindacato. Questo è un sentire comune che deve appartenere a tutti perché, in un periodo di ristrettezze economiche bisogna creare una rete propositiva, è necessario ricercare l’unità di intenti per ricucire lo strappo economico, sociale e culturale che allontana questa terra dal resto della Penisola.
Santo Biondo
Segretario generale Uil Calabria