Migranti, Dudut (Anolf): “A Reggio per difendere la dignità delle persone”

Il presidente regionale dell’Associazione nazionale oltre le frontiere annuncia la partecipazione alla manifestazione del 26 febbraio a Reggio Calabria dopo la morte di Moussa Ba alla baraccopoli di San Ferdinando: “Lo sgombero non è una soluzione”

REGGIO CALABRIA “La tragedia di San Ferdinando in cui ha perso la vita Moussa Ba come quelle degli altri due migranti morti nella Piana di Gioia Tauro non può essere dimenticata. Così come non può essere affrontata con uno sgombero forzato e senza alcuna prospettiva della baraccopoli”. Lo afferma, in una nota, Marian Dudut, presidente dell’Associazione nazionale oltre le frontiere (Anolf) Calabria che annuncia la partecipazione alla manifestazione “Fuori dal ghetto, insieme per dare più dignità al lavoro agricolo”. L’iniziativa programmata per martedì 26 febbraio a Reggio Calabria dalla Fai Cisl assieme alle altre organizzazioni sindacali. “Drammi come questi – aggiunge – devono spingere le istituzioni e la politica ad offrire soluzioni alternative che mettano al centro la dignità dell’uomo e le condizioni di sfruttamento che spesso i migranti sono costretti a subire per sopravvivere. Per questo diciamo basta alle vite tristemente spezzate e alle baraccopoli. Ma basta anche ai lavoratori sfruttati”. Secondo Dudut, “non è più accettabile continuare in questa situazione”. Da qui l’appello alla mobilitazione e alla partecipazione alla manifestazione di Reggio. “Mi rivolgo – afferma a questo proposito – ai tanti extra comunitari che vivono in Calabria affinché partecipino tutti assieme a questa importante mobilitazione a Reggio Calabria. Sarà un modo concreto per appoggiare la strategia avanzata, in più occasioni, dalla Usr Cisl Calabria e Fai Cisl regionale di superare la concezione dei ghetti attraverso la realizzazione di progetti abitativi da costruire all’interno delle aziende agricole”. “Valorizzare il sistema agricolo calabrese – conclude – significa anche dare dignità al lavoro ed eliminare, così, le condizioni in cui nasce e si diffonde il caporalato”.