L’uso inconsapevole del mondo Cyber alle Muse
L’associazione culturale Le Muse “Laboratorio delle Arti e delle Lettere” di Reggio Calabria continua i suoi appuntamenti con cadenza settimanale e lo ha fatto, questa settimana, riunendo prestigiose personalità e noti professionisti per parlare di “Prevenzione dei fenomeni di adescamenti: bullismo e cyber – bullismo”.
Il presidente prof. Giuseppe Livoti in apertura dei lavori ha ricordato come per il mese di maggio l’associazione ogni domenica metterà a fuoco argomenti di grande attualità che riguardano tutte le età dell’uomo evidenziando anche il rapporto che lega le diverse generazioni attraverso -tentazioni della contemporaneita’-.
Gli ospiti della conversazione Muse sono stati Antonio Luciano Battaglia esperto di Analisi Web, Cyber-Security Cyberbullismo & Cyber-Intelligence, Massimo Pirrello – avvocato e delegato Muse Cultura della Legalità e del Diritto, Dominella Quagliata – psicologa e psicoterapeuta.
Livoti ha ribadito come l’argomento delle prevenzione dei fenomeni di adescamenti ci porta ad evidenziare come occorre e conoscere i rischi, contatti con adulti sconosciuti, esposizione a contenuti violenti e/o sessuali inadeguati all’età, perdita di controllo di eventuali informazioni, foto e video condivisi, violazioni della privacy (diffusione incontrollata di informazioni riservate) e che sia necessario costruire alleanze educative con altri adulti di riferimento confrontandosi con altri genitori, amici e parenti. Antonio Luciano Battaglia esperto di Analisi Web, Cyber-Security Cyberbullismo & Cyber-Intelligence ex funzionario della polizia in quiescenza si è soffermato sul ruolo della Polizia Postale che ha avuto modo di constatare negli anni che molti adulti pedofili, dediti all’attività di scambio di materiale pedopornografico in rete, rubano foto/video di vita quotidiana pubblicate sui social dai genitori di bambini/e felici e spensierati mentre svolgono attività quotidiane. Mi muovo in questo settore da più di 15 anni e mi rivolgo a tutte le età con particolare attenzione alle scuole. Il problema è dato dal fatto continua Battaglia, che dobbiamo essere consapevoli quando ci affacciamo al mondo del web che è una piazza libera e per questo nulla è sicuro in rete. I “servizi cloud” sono risorse applicative e infrastrutturali presenti su Internet ed i provider terzi forniscono agli abbonati questi servizi, consentendo ai clienti di sfruttare potenti risorse di elaborazione senza dover acquistare o mantenere hardware e software. Da tutto ciò emerge che i dispositivi sanno tutto di noi, appena accendiamo un computer o un cellulare e la mente artificiale ha un algoritmo che si modifica in base alle nostre pianificazioni on line.
Dominella Quagliata – psicologa e psicoterapeuta si è soffermata sul senso della famiglia oggi. Le offese, dice nel tempo, gli atti di bullismo ci sono sempre stati, il mondo cyber li ha amplificati. Dietro un computer dunque si rischia, essendo schermati, di aggredire non verbalmente ma con commenti ed interazioni scrittografiche. Per le famiglie sarebbe utile ed occorre definire insieme a bambini/e il tempo che possono trascorrere online, scegliere insieme le app da scaricare, prestando attenzione ai limiti di età prevista. Il “cyberbullismo” è la manifestazione in Rete di un fenomeno più ampio e meglio conosciuto come “bullismo” continua la Quagliata, il tutto, caratterizzato da azioni violente e intimidatorie esercitate da un bullo, o un gruppo di bulli, su una vittima. Le azioni possono riguardare molestie verbali, aggressioni fisiche, persecuzioni, generalmente attuate in ambiente scolastico. Oggi la tecnologia consente ai bulli di infiltrarsi nelle case delle vittime, di materializzarsi in ogni momento della loro vita, perseguitandole con messaggi, immagini, video offensivi inviati tramite smartphone o pubblicati sui siti web tramite Internet. Il bullismo diventa quindi cyberbullismo. Il cyberbullismo definisce un insieme di azioni aggressive e intenzionali, di una singola persona o di un gruppo, realizzate mediante strumenti elettronici (sms, mms, foto, video, email, chat rooms, instant messaging, siti web, telefonate), il cui obiettivo è quello di provocare danni ad un coetaneo incapace di difendersi. Storie che hanno in comune non una età. Ma che in realtà evidenzia l’aggressività della società attuale, sinonimo di frustrazioni, poiché, dietro lo schermo non ci riconosce e l’interazione non si umanizza dietro lo schermo stesso. Massimo Pirrello, avvocato e delegato Muse Cultura della Legalità e del Diritto si è soffermato su un punto di vista strettamente normativo dove non vi è una legge specifica sul bullismo; vi è però la Legge n. 71/2017 “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”. Questa fornisce una definizione di cyberbullismo: «qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito dei dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti online aventi a oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore, il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori, ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso o la loro messa in ridicolo». Stabilisce che il minore ultraquattordicenne, vittima di episodi di cyberbullismo, possa richiedere l’oscuramento, la rimozione o il blocco dei contenuti diffusi in rete inviando un’istanza al titolare del trattamento o al gestore del sito del social network. Il gestore ha 24 ore di tempo per provvedere; in caso negativo, l’interessato potrà rivolgersi al Garante per la protezione dei dati personali, che procederà a rimuovere i contenuti entro 48 ore. Coinvolge sia il Consiglio dei Ministri nella redazione di un piano annuale di contrasto e di prevenzione al cyberbullismo, sia il Ministero dell’Istruzione nell’adozione di linee di orientamento per la prevenzione e il contrasto del fenomeno nelle scuole, in collaborazione con la Polizia Postale. Prevede che sia il dirigente scolastico a informare tempestivamente i genitori della vittima e del cyberbullo, una volta venuto a conoscenza di atti di violenza e prevaricazione. Ogni regolamento scolastico dovrà prevedere una serie di misure disciplinari commisurate alla gravità degli atti posti in essere. Ed infine, ribadisce l’avvocato Pirrello, contempla l’ammonimento per il cyberbullo infra diciottenne da parte del Questore, il quale interverrà convocando il minore e la sua famiglia. Il nostro legislatore ma anche la recente giurisprudenza è sempre più attenta e sensibile al fenomeno. Difatti, l’attenzione non solo legislativa e giurisprudenziale ma anche politica e mediatica è in prima linea contro la svalutazione dei sentimenti e delle sensibilità delle vittime, rendendo protagoniste le emozioni negative e le paure. Solo noi cittadini, associazioni come Le Muse, club service possiamo davvero azionare un vero e proprio cambiamento improntato al rispetto della dignità e dei sentimenti dei soggetti fragili. Un invito dunque dalle Muse a conoscere ed a continuare a creare eventi sugli strumenti digitali, informandosi sulle impostazioni di privacy di strumenti, app e servizi; attivare il parental control e i filtri con password per monitorare contenuti consultati e ambienti digitali. Condividere le password o i PIN di accesso a smartphone e profili social e considerarla una regola di ingaggio necessaria per poter vivere meglio e liberi da problemi che potrebbero ripercuotersi nella vita di ogni giorno.