LE MUSE RISCOPRONO I TESORI DI PALAZZO d’AGOSTINO A SERRATA CON UNA TARGA TURISTICA
Una vero e proprio evento ha animato la cittadina di Serrata domenica scorsa nell’ambito della promozione delle dimore storiche, una domenica per il Laboratorio delle Arti e delle Lettere “Le Muse” di Reggio Calabria, dedicata all’arte ed alla cultura, facendolo alla presenza degli abitanti e della Pro Loco Locale in sinergia con l’ Amministrazione Comunale.
Un appuntamento iniziato presso lo storico Palazzo Gagliardi dove il primo cittadino il dott. Angelo D’Angelis ha ricevuto i soci Muse e tutti i presenti insieme al vice sindaco Pasquale Giordano, dichiarando come in questi sette mesi il comune stia cercando di aprirsi alla cultura del bello, dell’artigianato e soprattutto delle bellezze storiche architettoniche di Serrata riscoperte dopo tanto in occasione dell’apertura di Palazzo d’Agostino riconosciuto da Le Muse come struttura importante ai fini della storia architettonica tra il terremoto del 1783 e del 1908.
Tanti artisti riuniti nelle sale per l’occasione per presentare al pubblico quello che si produce in loco dal legno tornito di Mario Monea ed Mimmo Piccolo, alla pittura di Antonella Minasi, ai francobolli storici di Peppe Gaudino ed ancora alla ceramica di Arte tuia con Tury e Yaya. Un modo per presentarci alla Calabria ha dichiarato la presidente della locale Pro Loco Maria Felicia Principato. Solenne la consegna di una pannellonistica turistica dono delle Muse alla Famiglia d’Agostino, agli eredi Francesca, Maria Teresa ed al nipote Bernardino, poiché proprietari di un edificio importante ai fini della storia dell’architettura post 1700. Il presidente Giuseppe Livoti ha subito sottolineato che si sta svolgendo un nuovo percorso del sodalizio, un percorso che ama l’architettura, gli stili promossi nelle varie epoche e l’arte e che mi ha portato da studioso della nostra regione, a riscoprire le dimore storiche calabresi con particolare attenzione agli edifici della provincia di Reggio Calabria.
Queste strutture che identificano soprattutto in Calabria, la ricostruzione post- terremoto 1783 sono l’alternativa ai Bronzi di Riace o la visita ad edifici di culto, spesso chiusi e poco fruibili poiché miopi nella promozione e nella divulgazione sempre eseguita forse con occhio localistico e non proiettati nel panorama turistico nazionale.
Nella targa il prof. Giuseppe Livoti, in qualità di storico così ha scritto e descritto: Palazzo d’Agostino di Serrata, struttura inedita e poco conosciuta, si inserisce tra le preesistenze settecentesche della provincia di Reggio Calabria, rimaneggiata successivamente fino ai primi anni del Novecento tra eclettismo e liberty. La residenza, infatti, presenta al piano terra un corpo di fabbrica antecedente al 1783, mentre il piano di rappresentanza è stato costruito e riadattato al gusto delle epoche successive. L’edificio è caratterizzato dalla linearità della facciata con un liscio bugnato; gli unici elementi che attestano la struttura originaria sono il granitico portone-portale, poggiante su volute ed un piccolo balconcino in ferro battuto con mensola in pietra sorretta da 3 volumetrici volti dal chiaro richiamo del vicino barocco siciliano e dal valore apotropaico. L’ingresso è caratterizzato da una pavimentazione granitica con corpo centrale circolare suddiviso in più parti e con infissi in legno. Simmetrici ambienti in mattoni e muratura, sorretti e suddivisi da archi, identificano una “taverna” e le “cantine” con soffitto a volta a botte.
Al piano nobile si accede da una granitica scala. L’ingresso alla sala di rappresentanza avviene da un ambiente da dove si diramano diverse ale della casa in un susseguirsi di stanze pavimentate in –modulari– mattonelle in cotto. Dal fumoir ovvero stanza del fumo dal gusto orientale, con alle pareti carte che riproducono geometrie “beluch” presenti anche nei disegni del tessuto delle angoliere a lanterna si accede all’ingresso della galleria di rappresentanza, definita da due grandi divani affrontati, sei poltrone e poltroncine con tappezzerie floreali francesi, motivi decorativi presenti anche nelle tende e alle pareti, e da arredi ottocenteschi e nouveau. Da segnalare un settecentesco dipinto del dott. Cognetti, medico che lavorò alla Corte di Napoli e parente acquisito dei d’Agostino. Interessante il soffitto con raffinate decorazioni floreali inserite in geometrici spazi ed una dentellata cornice. Dalla galleria si accede ad una delle due camere da letto di tutto il palazzo, caratterizzata da una coppia di letti in ghisa, lamiera e madreperla ed un grande lampadario con paste vitree e due ottocenteschi armadi – lui e lei-. Importante l’elegante impianto di riscaldamento con numerose stufe in ghisa. Un salotto dal gusto ottocentesco nell’altra ala del piano di rappresentanza custodisce due busti lignei: la Madonna Addolorata e la Madonna di Pasqua, busti che risalgono alla fine del Settecento, acquistati da due ascendenti impegnati ecclesiasticamente ed in –prestito dalla famiglia- nella settimana di Pasqua quale parte integrante della Chiesa Madre per i riti religiosi del borgo di Serrata. Nel 1903 gli ambienti furono arricchiti e rinnovati dal gusto di Francesco d’Agostino che sposò Donna Carmelita Chindamo e dalla cui unione nacquero sei figli. In questa casa abitò Antonino, fratello di Francesco, sindaco e potestà per 20 anni di Serrata, il quale fece costruire la villa comunale, il monumento ai caduti dello scultore Michele Guerrisi e l’acquedotto pubblico su progetto dell’ing. Pietro De Nava; inoltre promosse l’acquisto, a Napoli, di arredi in stile liberty per il Palazzo del Municipio. Tra gli ultimi a risiedere, ricordiamo Antonino e Nora Pederzolli e le tre figlie Marilita, Maria Teresa e Francesca ed attualmente Bernardino Cordova, figlio della primogenita Marilita già medico condotto della cittadina. Questa casa fu frequentata dall’ on. Giuseppe Chindamo, fratello di Donna Carmelita, riformista di fine ottocento che entrò al Parlamento nel 1897, rappresentando, nel Collegio di Palmi, l’estrema sinistra insieme all’onorevole Felice Cavallotti. Successivamente la visita al palazzo tra oggetti d’epoca, mobili, sale da pranzo, ceramiche e suppellettili rimaste li a testimonianza che il gusto di una famiglia che ha fatto storia non si può dimenticare. I tempi sono cambiati hanno ribadito Francesca e Maria Teresa d’Agostino e proprio per questo vogliamo lanciare un messaggio alla collettività: la storia va custodita e tramandata soprattutto alla città di Serrata ed alle nuove generazioni.