Lamezia, l’inesorabile declino del nostro ospedale
COMITATO SALVIAMO LA SANITA’ DEL LAMETINO
È questo un intervento che dobbiamo soprattutto alla cara memoria di due nostri attivi e combattivi fondatori troppo presto scomparsi, Antonio Butera e Riccardo Viola, con i quali abbiamo condiviso per oltre un decennio il tentativo di salvare il nostro ospedale, spesso contro tutto e tutti, dal destino di inesorabile disgregazione che la politica regionale di ogni colore gli ha assegnato con la colpevole distrazione, quando non diserzione, dei nostri politici ed amministratori locali.
Qualcuno si è preso di recente e meritoriamente la briga di mettere in fila, con acume e dovizia di particolari, i fatti e misfatti che hanno segnato questo declino annunciato. È una sequenza degna di un film dell’orrore, di cui inutilmente il nostro Comitato aveva prognosticato l’esito nefasto.
Forse però potrebbe ancora restare un esile barlume di inversione di tendenza.
L’on. Occhiuto è solo l’ultimo esecutore di questo delittuoso programma, ha barattato il favore ricevuto dell’istituzione della seconda facoltà di medicina nella sua Cosenza, dirottando a Catanzaro il Trauma Center che ogni atto programmatorio regionale precedente aveva destinato all’Ospedale di Lamezia.
Ora sembra aver annunciato un’ambigua pausa di riflessione a cui si appigliano, come ad una fune di salvataggio, i vecchi e nuovi adepti lametini della sua Forza Italia, dirigenti di partito o amministratori locali neoiscritti, che forse avvertono l’amaro sapore di sale dell’acqua alla gola.
Se non fosse quindi la solita arma di distrazione di massa, una tale pausa e una reale rivisitazione del suo DCA di programmazione del sistema sanitario calabrese dovrebbero però servire a riprendere il percorso progettuale e normativo volto ad inserire il nostro ospedale nell’azienda unica Dulbecco, assegnandogli la funzione di sede del Centro di Alta Specializzazione della Rete Politrauma calabrese, tuttora da istituire.
Ci sono ben due precedenti programmi regionali che lo prevedono; ci sono finanziamenti assegnati e mai spesi; ci sono struttura ed infrastrutturazione uniche e invidiabili; ci sarebbe nella Dulbecco tutto il personale sanitario specialistico occorrente; c’è un Centro Protesi e Riabilitazione che per assumere il ruolo promesso e strombazzato di centro del bacino meridionale o addirittura di quello mediterraneo va necessariamente riposizionato nella nostra struttura ospedaliera; c’è stata, quanto all’integrazione del nostro ospedale nella Dulbecco, una legge regionale votata all’unanimità e cancellata col blitz notturno di un presidente del consiglio regionale, che sarebbe meglio perdere che glorificare.
Accettare le promesse da marinaio di mantenere nel nostro ospedale l’esistenza o ancor peggio agitarsi per ottenere quest’esito è, a non essere volgari, da miopi. Come usavamo ripetere con Riccardo e Antonio, abbiamo in casa l’esempio plateale che ottenere di mantenere provvisoriamente i servizi attuali non serva a nulla: l’Ospedale di Soveria Mannelli un tempo non lontano fu centro di eccellenza di alcuni reparti ospedalieri (Ostetricia, Ortopedia, ecc.), ma poi è stato via via svuotato e a stento è ora rimasto come esiguo presidio sanitario di montagna. Per il nostro ospedale sarebbe ancora peggio, perché non possiede neanche la funzione di ospedale di montagna.
In questo momento qualche catanzarese e qualche lametino in cerca di vecchia e nuova visibilità, compreso il Sindaco Mascaro, si stanno affannando intorno a un tavolo per riesumare vecchi progetti di “città unica” dell’Istmo. Se volessero e potessero dare un senso a questa nuova prurigine, i lametini partecipanti a quel tavolo chiedano allora al Sindaco Fiorita, e a tutto il contorno di politici catanzaresi d’antan che lo circondano, di iniziare a schierarsi per l’inserimento del nostro ospedale nell’azienda unica Dulbecco e per il mantenimento della destinazione del Trauma Center nell’ospedale lametino. Senza questo primo passo la città unica o qualsiasi altra programmazione unitaria è destinata a vederci inesorabilmente assegnato il ruolo di estrema periferia catanzarese.
Il co-presidente
Nicolino Panedigrano
(ma con firma ideale di Riccardo Viola e dello stesso Antonio Butera)