Lamezia, grande successo del convegno storico LAMEZIA TERME E IL SUO COMPRENSORIO: una millenaria storia comune
Un brillante successo è stata l’iniziativa del Convegno storico LAMEZIA TERME E IL SUO COMPRENSORIO: una millenaria storia comune.
Il primo dei Quattro incontri sulla storia che ha unito, che unisce e che deve continuare ad unire i paesi del comprensorio Lametino.
Al via il primo di 4 incontri per celebrare Lamezia e la sua storia, ha fatto gli onori di casa il Prof. Villella , che ha introdotto , con competente professionalità, l’evento svoltosi nel seminario vescovile.I quattro incontri, ha introdotto Villella “sono significativi e hanno un comune intento teso a portare avanti l’unità dei paesi del comprensorio Lametino”.
I relatori del primo incontro, Francesco Bevilacqua, Francesco Polopoli, Antonio Macchione, Camillo Trapuzzano e Leopardi Greto Ciriaco, sono stati coordinati da Gianfranco Manfredi, “che, ha descritto, il ciclo di convegni come un ‘affresco’ delineante l’intero territorio lametino con i fatti processuali riguardanti Lamezia e le memorie storiche del passato e del presente tramandate da più parti”.
Francesco Bevilacqua , avvocato e naturalista, ha tracciato un dettagliato quadro sulla natura paesaggistica del territorio lametino e del suo comprensorio che parte dalla via Popilia (la zona di Soveria che arriva sino all’area di Carlopoli).
“È importante discutere di paesaggi e paesaggio, e quanto alcune convenzioni poste a tutela del paesaggio non lo facciano appieno. Il paesaggio – ha sottolineato Francesco Bevilacqua – è ciò che la natura ha saputo far apparire agli uomini nel corso dei secoli ”. “Il lametino non è solo la sua piana ma anche ciò che comprende il suo hinterland e la parte settentrionale delle Serre nella zona di Soveria. Un territorio vasto che include a sé montagne che scendono sino alla pianura per poi incontrare, infine, il mare. Ma riprendendo anche le descrizioni di alcuni storici, sono: ‘le montagne il vero cuore della memoria e solo in seguito vi si aggiunsero le zone costiere’. “Non bisogna tralasciare- ha continuato – le ricchezze agricole e vegetali che si producono solo in Calabria, alcune attinenti a diverse colture ricevute grazie alle migrazioni da una zona all’altra della Calabria”.
Di seguito il Dott. Francesco Polopoli, con la sua relazione: ‘Corazzo, una via di Damasco nello spirito di Gioacchino da Fiore’, dove ha lodato la figura dell’abate Gioacchino Da Fiore, perchè “Si tratta di un personaggio importante citato anche da Dante nella sua Commedia, «… l’abate Giovacchino di spirito profetico dotato», ma forse, ancora poco omaggiato in Calabria”. In realtà – ha aggiunto – “l’animo dell’abate ha invece toccato più punti della cultura bruzia, in particolare nell’Abazia di Corazzo.
Lo stesso nome Corazzo – ha precisato – deriverebbe etimologicamente dal latino e vorrebbe significare ‘scudo’, ‘corazza della fede’. Inoltre, Corazzo può essere stato anche un ‘cantiere’ formativo per Gioacchino Da Fiore. La sede di Corazzo, ma anche altri edifici calabresi gioachimiti possono essere definiti come delle ‘Lourdes della Calabria’con riferimento alla devozione DELLA Madonna di Corazzo.
Antonio Macchione , mediovalista, è intervenuto sulle vicende culturali comprendenti verità storiche, crisi economiche e malcontenti vari, ma anche i momenti di respiro con Federico II, che “hanno portato alla costruzione dell’abbazia di S. Eufemia, diventato anche presidi di controllo per gli angioini e gli aragonesi. In tempi più recenti l’Abbazia benedettina di S. Eufemia ha ispirato la visita del Papa Benedetto XVI”.
Il Prof. Camillo Trapuzzano ha relazionato sulla presenza albanese a Maida e Vena di Maida, asserendo che “si tratta di un fatto peculiare e ampio, ‘da valutare con cautela e da identificare come un fenomeno di ricchezza produttivo-economico nonché strategico’.
E’ indubbiamente una testimonianza della migrazione e dell’insediamento degli albanesi fra il quindicesimo e il sedicesimo secolo in Calabria”. Marcedusa, Gizzeria, Vena di Maida, sono solo alcune delle aree interessate dalla migrazione albanese in Calabria”.
Ha concluso la pregevole conferenza, per qualità e autorevolezza degli interventi il professore Leopardi Greto Ciriaco che ha , in sintonia con gli altri relatori, sottolineato l’importanza dei beni presenti nel nostro territorio, “che aspettano tutti di essere rivalutati e valorizzati anche ai fini turistici”.
Di seguito ha poi approfondito il tema della presenza dei Minimi di S. Francesco di Paola nel lametino e, in particolare, nel convento di Gesù , e Maria di Maida, tramite videoproiezioni e la lettura di un documento recante, “gli studi e la vita dei frati nella vita di comunità nel convento specificandone anche l’architettura”.
Tutta la serata è stata brillantemente, e con grande competenza, coordinata dal Prof. Vincenzo Villella, che ha anche portato i saluti del Presidente del COMITATO LAMEZIA gennaio 2018, l’Avv. Basilio Perugini, che ha patrocinato questo importante appuntamento con la storia.
Il Prof. Vilella ha concluso, ricordando come la Storia, quella con la S maiuscola, aiuta a comprendere il presente, a comprendere ciò che accade intorno a noi, sia dal punto di vista economico, che politico e sociale. Solo una conoscenza della storia può aiutare a capire il senso di ciò che ci circonda.
La maggior parte di ciò che vediamo oggi è riconducibile a qualcosa che è accaduto dieci, cento o mille anni fa. Qualsiasi evento storico ha avuto le sue conseguenze, quindi studiare la storia offre strumenti di inestimabile valore per la comprensione del presente. Inoltre aiuta a capire chi siamo. Solo studiando la storia si comprende il contesto, e se solo studiando il contesto si prende consapevolezza della propria identità.
L’appuntamento , ha infine ricordato il prof. Vilella, è per la seconda serata, il 24 novembre p.v., preso il Chiostro di San Domenico, dove , vista la riuscita del primo incontro, ci si augura di avere ancora più spettaori, per quella che , indubbiamente, è un incontro con la “nostra stroria “.