La vita come testimonianza nonostante tutto… alle Muse
Ancora un evento di grande successo domenica scorsa al Laboratorio delle Arti e delle Lettere “Le Muse” di Reggio Calabria che, con il classico salotto pomeridiano ha trattato una storia ed una esperienza tra la vita e la morte, quella di una donna di Calabria, Patrizia Pipino.
Una manifestazione che vuole essere il racconto della positività di storie che si risolvono con esiti felici ha detto il presidente Giuseppe Livoti in apertura e la finalità è proprio questa, raccontare il senso del vivere nonostante tutto ed in un tempo in cui il dolore lo viviamo nella vita di ogni giorno o nelle nostre esperienze familiari o sociali.
Il saluto della vice presidente Francesca D’Agostino ha evidenziato come il programma Muse tratta di volta in volta un argomento diverso ed in questa diversità, si può cogliere la ricchezza esperienziale del grande patrimonio umano che viene messo in evidenza nei nostri dibattiti, anche parlare di sofferenza può essere utile all’uomo di oggi nel confronto aperto e condiviso.
La Pipino, da novella scrittrice ha raccontato il rapporto con la malattia, la scoperta, il volerla combattere, traendone linfa descrittiva, e ricercando di combattere il -male- con l’aiuto di Dio.
Un diario autobiografico, scritto giorno per giorno e divenuto terapia per continuare a vivere dopo l’indicazione del dott. Antonio Nicolo’ – anatomopatologo che, all’indomani della prima visita consigliò all’autrice di consegnare alla carta con la scrittura le sue emozioni. Il noto medico reggino si è soffermato sulla reazione ad una diagnosi di tumore che, dipende dall’esperienza del singolo individuo, oggi – continua- sono tanti i pazienti che attraversano periodi più o meno lunghi di ansia, depressione, tristezza e paura dopo avere ricevuto una simile notizia. La Pipino così rispetto ad altre donne è passata dalla paura di essere considerata una malata dagli altri, al contrattacco con la sua determinazione e la gioia di vivere, affrontando la realtà in maniera razionale. L’avvocato Rocco Iorianni, da amico della scrittrice ha ricostruito alcune dinamiche descrittive della Pipino, lei esalta –il sorriso- non lo abbandona mai , il sorriso come affascinante espressione umana che la scrittrice nel dolore non perde mai; il sorriso anche come primo approccio nelle relazioni umane anche in ospedale, sorriso come terapia, come cura…nonostante tutto. Tante le testimonianze tra cui quella mediata dalla “danza visiva” di Samuela Piccolo, nota professionista reggina, la quale ha ribadito come continuare a fare con maggiore tenacia il proprio lavoro, essere attive come prima, è la soluzione a vite minate dal senso del dolore, io ballo dice, perchè voglio comunicare la vita. Mimma Laruffa, Raffaella Condello, Rosaria Tropepe, Marisa Gambi sono state coinvolte nel dibattito avendo conosciuto l’autrice Pipino: le note professioniste impegnate nel sociale, nella psicologia ed ancora nella letteratura hanno ribadito la forza delle donne, dell’amicizia e della condivisione, terapia che aiuta a vivere meglio ed a superare le difficoltà, come lo dimostra anche l’attività dell’associazione “La Danza della vita” di Palmi. Una conversazione a più voci a cui si sono aggiunte le opere di pittura, di fotografia e di scultura degli artisti delle Muse che hanno immaginato nella collettiva “Ri.Nascita” il senso dell’origine di tutte le cose. Santina Milardi con l’equilibrio tra mondo animale e vegetale, Mariateresa Cereto e l’araba fenice che rinasce, Francesco Logoteta e la nascita del pensiero nella Magna Grecia, Grazia Papalia e la trasformazione della crisalide in donna farfalla, Adele Leanza e l’esplosione della nascita di tutte le cose, Pierfilippo Bucca con la creazione della donna del terzo millennio glaciale ma amazzonica, Angelo Meduri e la continua trasformazione dell’universo, Cristina Benedetto ed il senso del riciclo ambientale nell’attesa della nuova vita, Rossella Marra e l’unione di corpi –lustri tra materia fluida e magma, Pina Calabro’ ed il volto come identità ritrovata espressioni ha concluso Livoti di come oggi come scriveva Pablo Neruda siamo nati per rinascere e l’arte serve anche a a questo.