INTELLIGENCE, IMPORTANTE LEZIONE DI NICOLA GRATTERI AL MASTER DELL’UNIVERSITÀ DELLA CALABRIA
RENDE (16.2.2019) – C’è un’organizzazione terroristica sovranazionale in contatto con le mafie, i consigli comunali sciolti per infiltrazioni saranno ancora di più, la criminalità organizzata emergente è quella albanese, finanziarie lombarde in prima fila nel riciclaggio, le mafie potrebbero influenzare i media per screditare le istituzioni dello Stato. E poi ancora: le banche locali sono più condizionabili e l’informatizzazione del processo tocca interessi ben individuati. In questo quadro l’intelligence è fondamentale per la sicurezza dello Stato e dei cittadini. Queste alcune delle dichiarazioni del procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri durante lezione al Master in Intelligence dell’Università della Calabria. Salutato dal Rettore Gino Crisci e introdotto dal Direttore del Master Mario Caligiuri, Gratteri ha iniziato sostenendo che “il fenomeno della ‘Ndrangheta è stato sottovalutato. Bisogna conoscere la storia per capire come mai da noi i ladri di polli sono diventati la mafia più ricca del mondo e altrove sono rimasti ladri di polli”. Ha poi sostenuto che “i calabresi non sono omertosi, sono delusi, stanchi del potere, sfibrati da mille maneggi”. Il procuratore ha poi affrontato il tema dell’area grigia evidenziando che “il riciclaggio più che dai grandi istituti di credito viene compiuto spesso dalle banche locali i cui vertici sono più condizionabili. I capi delle mafie non sono in grado di fare operazioni raffinate di riciclaggio e quindi si servono di professionisti e di finanziarie, quasi sempre del Nord e principalmente lombarde”. Gratteri ha poi ricordato che “le mafie sono state storicamente legittimate dalle classi dirigenti, come dimostra il primo scioglimento di un consiglio comunale per mafia avvenuto a Reggio Calabria nel 1869”. Secondo il Procuratore il decennio più buio della Calabria è stato quello che va dal 1975 al 1985, caratterizzato dalla stagione dei sequestri che ha consentito alla ‘ndrangheta di accumulare risorse da investire nell’acquisto delle attrezzature per le opere pubbliche e per avviare il traffico della cocaina. Inoltre, questa fase ha determinato la decapitazione di intere generazioni poiché molte delle famiglie più benestanti si sono trasferite fuori dalla regione, svendendo i propri beni. Il Procuratore ha poi sostenuto che la mafia emergente è quella albanese, dura e feroce e alleata quasi dovunque con la ‘ndrangheta. Ma le collaborazioni sono costanti anche con altre consorterie criminali come dimostra la gestione della cocaina di strada che viene organizzata su indicazione della ‘Ndrangheta dalla mafia nigeriana o dalla criminalità del posto. Il Procuratore ha poi approfondito la dimensione globale delle mafie, facendo un riferimento specifico alla Colombia. In quel Paese – nell’opinione di Gratteri – si sta promuovendo un contrasto molto efficace al narcotraffico, determinando un elevato tasso di sviluppo economico, secondo solo a quello della Cina: il 9 per cento annuo. “In Colombia – ha sostenuto – ci sono grandi professionalità nel contrasto al narcotraffico, affiancate dagli operatori della DEA statunitense. Spesso collaboriamo meglio con la locale magistratura e polizia che con gli omologhi europei. Mi sono dichiarato contrario all’accordo con i terroristi delle FARC che ha provocato 260 mila morti e che è stato poi bocciato dalla popolazione”. Gratteri ha poi dichiarato che esiste una organizzazione terroristica sovranazionale che interagisce direttamente con le mafie. A riguardo, ha citato l’esempio di un trafficante di San Calogero, in provincia di Vibo Valentia, che non aveva pagato una partita di droga ai cartelli colombiani e che è stato intercettato dai terroristi spagnoli dell’ETA. Tali interazioni possono trovare un’ipotesi di convergenza sopratutto nell’ambito dei porti che
è difficile controllare anche per le loro estensioni, come quello di Santos che ha 35 chilometri di banchine oppure quello di Amsterdam che si sviluppa per 17. Appunto per questo – ha sostenuto – l’attività di intelligence diventa decisiva. Un fenomeno a cui prestare particolare attenzione – ha continuato – è verificare se le mafie riescano a condizionare direttamente o indirettamente alcuni media di élite che sistematicamente cercano di delegittimare le attività dei servitori dello Stato. Gratteri ha poi rilevato che “abbiamo sciolto tanti comuni per mafia e ne scioglieremo ancora di più. Il voto inquinato non si risolve con la decadenza dei consigli comunali ma assegnando più poteri ai commissari”. Ha poi affrontato un’ulteriore trasformazione del fenomeno criminale dicendo che la mafia non sta più ad aspettare sul cantiere ma condiziona prima le scelte politiche delle opere pubbliche sul territorio. Gratteri si è quindi soffermato sui tempi di decorrenza delle prescrizioni precisando che occorra guardare a monte piuttosto che a valle. In questo modo, si può capire perché alcuni processi durino così a lungo, poiché è importante individuare in tempo limiti e abusi per fare in modo che non sia conveniente delinquere. Gratteri ha poi affrontato il tema centrale della riforma della giustizia. “L’informatica – ha detto – risolve gran parte dei problemi dell’umanità poiché oggi anche le macchine si guidano da sole e i robot effettuano operazioni chirurgiche sull’uomo. È mai possibile che solo nella giustizia occorra rimanere ancora alla penna e al calamaio? E’ chiaro che si toccano precisi interessi a rendere veloci e trasparenti le procedure. L’informatizzazione del processo significherebbe, tra l’altro, utilizzare meglio i 10 mila addetti della polizia penitenziaria sui 44 mila totali che ogni giorno sono impegnati nelle traduzioni e nei trasferimenti dei detenuti. Questo comporta non solo un costo aggiuntivo annuo di 70 milioni di euro ma anche la chiusura di intere sezioni delle carceri per mancanza di personale, contribuendo al sovraffollamento. Inoltre, le notifiche giudiziarie elettroniche sgraverebbero quotidianamente migliaia di operatori delle forze dell’ordine da queste incombenze. Così come assegnare ai detenuti un tablet dove notificare tutti gli atti processuali migliorerebbe enormemente il sistema di amministrazione della giustizia. Questo – ha concluso – è l’esatto contrario dell’abbassamento dei livelli di garanzia”. Gratteri ha terminato il suo intervento individuando nell’educazione una chiave di volta decisiva: “il livello dell’istruzione in scuole e università oggi è spesso scadente per cui occorre investire nella serietà degli studi con orari a tempo pieno, non finalizzando i finanziamenti al numero e ai tempi dei promossi e remunerando meglio gli insegnanti”.
Gratteri ha salutato gli studenti dicendo: “amo la mia terra e amo il mio lavoro ma sono indignato perché ho sessanta anni ed ho altri dieci anni di attività. Solo ora comincio a vedere qualche cambiamento, una rivoluzione mentale che coinvolge una giovane generazione di servitori dello Stato che potrebbe invertire radicalmente la tendenza in Calabria e in Italia. Non è semplice, ma è l’unica strada”.