Gianturco (Sovranità): non allarmismi ma opposizione di natura politica, tutelare un sistema produttivo fatto di piccole e medie imprese
“Sovranità non ama gli allarmismi, né gli slogan privi di contenuti: ecco perché non intendiamo urlare contro il Trattato Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti (TTIP) dando per certi rischi per la tutela dell’ambiente, della salute pubblica e della sicurezza che rimangono soltanto ipotetici finché non avremo a disposizione il testo conclusivo dell’accordo che dovrebbe seguire ai negoziati tra Unione Europea e Stati Uniti. È senza allarmismi, né complottismi, dunque, che affermiamo con fermezza e tranquillità il nostro NO. Il nostro obiettivo, infatti, è spostare il dibattito finora in corso e basato perlopiù su prese di posizioni facilmente contestabili, per incentrarlo, invece, su un’opposizione di natura genuinamente politica.
Pochi giorni fa, il presidente della Repubblica francese Hollande ha dichiarato la sua contrarietà al proseguimento dei negoziati, in difesa degli interessi nazionali nel settore dell’agricoltura, dell’ambiente e della salute; poche ore prima, Greenpeace era entrata in possesso di alcuni documenti riservati che mettevano in guardia sulla volontà degli Usa di imporre all’Europa una deregolamentazione pericolosa. Ma la segretezza dei negoziati non ci permette di andare oltre, né chiarisce troppo il ruolo dei negoziatori europei, che per il momento sembrerebbero tenere il punto, tanto che il momento della ratifica del trattato, già in ritardo di almeno un paio di anni, non sembra dover giungere a breve. Da parte americana, è chiara l’intenzione di tutelare i propri interessi in settori come gli appalti e i servizi. Tutto ciò porta sicuramente ad una conclusione: il TTIP è un tentativo statunitense di aumentare le proprie esportazioni, a danno dell’economia continentale.
Gli esperti, è vero, prospettano un aumento del Pil europeo dello 0,5% dopo la ratifica, ma è chiaro che i profitti sono riservati ai pesci grossi. È lampante che a trarre vantaggio dal TTIP non saranno certo le piccole e medie imprese, ma le grandi aziende e le multinazionali. E non è questo il tessuto produttivo prevalente del nostro paese e, tanto meno, quello calabrese. Ecco perché, anche volendo fare un ragionamento economico sul TTIP, dovremmo opporci. Il sud Italia affrontò una situazione simile in occasione dell’Unità d’Italia e, anche allora, l’apertura totale a mercati differenti danneggiò molto l’economia meridionale. Aprirsi ad una concorrenza per natura impari è un suicidio ingiustificabile. Semmai, prima bisognerebbe mutare il proprio sistema produttivo. Ma è proprio questo il momento della nostra presa di posizione politica: a noi, un’economia fatta da piccole e medie imprese, non dispiace affatto e intendiamo tenercela stretta. Lo riteniamo un sistema più equo, garanzia reale di una maggiore libertà di iniziativa privata, più sicuro anche per il lavoratore dipendente, che non è manodopera anonima di colossi multinazionali, ma collaboratore di persone di cui conosce il volto ed ai quali può attribuire più facilmente le responsabilità. Sovranità intende tutelare un tessuto economico riflesso di una società dal volto ancora umano. Sovranità, in breve, non intende affatto avallare un ulteriore passo in avanti in direzione del mercato unico globale che distrugge tutto questo insieme alle identità ed alle capacità produttive locali. L’agricoltura calabrese è già depotenziata rispetto alle sue possibilità, questo trattato non potrà che peggiorare la situazione. Ecco perché chiediamo ai cittadini calabresi maggiore consapevolezza ed alla classe politica un’opposizione chiara ed istituzionale, come quella già portata avanti da diversi consigli comunali calabresi”.
Mimmo Gianturco Sovranità – Prima gli italiani