Emergenza ALZHEIMER: L’ombra dell’indifferenza

Il dott. Giuseppe Calandruccio, esperto ed apprezzato psichiatra, in merito alla malattia di Alzheimer, afferma:

Le persone affette da demenza di Alzheimer non sono in costante aumento come si riteneva negli anni passati, tuttavia si incrementa la percentuale di coloro che vivono al proprio domicilio più a lungo: di conseguenza, tende ad aumentare anche il livello di stress psicofisico dei loro familiari. La diagnosi di demenza sempre più rapida indirizza verso una precoce terapia farmacologica e non farmacologica (ambientale e neuropsicologica cognitiva) che hanno un effetto di rallentamento dell’evoluzione della malattia.
Il dott. Calandruccio continua: Inoltre, minore è il ricorso, nella fase lieve e moderata della malattia, al ricovero nelle strutture socio-sanitarie, favorito ultimamente anche dal progressivo impoverimento del ceto medio italiano (oggi costa meno, se consideriamo solo i termini economici, gestire a casa un familiare con demenza piuttosto che istituzionalizzarlo). Fattori tutti che si riassumono in una evidente verità: il caregiver vive per un tempo più lungo, e con crescente impegno assistenziale, il compito della cura. Ne pu conseguire un aumento dello stress psicologico e fisico, sostanzialmente definibile dalla frase “una giornata di 36 ore”: ad indicare che la cura diventa così impegnativa che viene talvolta vissuta in un tempo dilatato e debilitante. Il fenomeno non è certo da trascurare, dato che molteplici studi hanno nel tempo dimostrato che il maggior stress del caregiver si associa ad outcome negativi, sia per il malato (precoce istituzionalizzazione) sia per il familiare (incremento di patologia somatica e psicologica, aumento della mortalità).
Il dott. Calandruccio aggiunge: Pertanto, risulta evidente l’importanza di implementare le risorse a favore di iniziative, come i “Caffè Alzheimer”, finalizzate a dare accoglienza, solidarietà e sostegno ai pazienti e ai loro familiari, ma ancora più importante ed imprescindibile per l’intervento clinico e psicosociale nella fase precoce della malattia, rimane l’attivazione dei Centri Diurni Alzheimer, obbiettivo primario per operare a 360 gradi su una malattia così complessa.
Noi siamo riusciti a realizzare, autorizzati dalla Regione Calabria, il primo Centro Diurno in Calabria, a Maropati nel 2015.
Purtroppo, le forze politiche della regione e delle amministrazioni locali, per ragioni varie, alla fine non hanno consentito di dare continuità allo svolgimento di un progetto di vitale importanza per il territorio come il CDA di Maropati, che operando a pieno regime aveva dato riscontri di grande rilevanza clinica e sociale, al punto da sollevare la protesta veemente dei familiari dei pazienti, accolti presso la nostra struttura, alla notizia della chiusura delle attività (8 Marzo 2020) a causa della persistente assenza di attenzione e sostentamento da parte delle istituzioni deputate ad erogare i fondi predisposti a tali finalità.
Il dott. Calandruccio, sottolinea che:<