Centonovantesimi su 192 regioni europee

Sono questi gli impietosi e incontrovertibili numeri che ci consegna la classifica stilata dalla Cgia di Mestre, che relega la Calabria agli ultimi posti d’Europa per la qualità e l’efficienza della sua struttura burocratica.
Un dato che si estende, purtroppo, a tutto il territorio nazionale se è vero che la media italiana è la più bassa del vecchio continente, superata in negativo solo dalla Grecia.
L’inefficienza della burocrazia, soprattutto al Sud, è un fenomeno ormai patologico che frena da tempo immemore lo sviluppo e la crescita pesando in termini di tempo e costi su imprese e cittadini.
Per capirci meglio, è stato calcolato che le criticità della macchina burocratica italiana costano al sistema imprenditoriale 31 miliardi di euro l’anno, 7.000 euro a impresa.
E se già questi dati sono sconfortanti in termini nazionali, figuriamoci in Calabria dove risultano di gran lunga i peggiori e si aggiungono alle tasse altissime, ai servizi inefficienti, al sistema infrastrutturale in larga parte insufficiente, alla sanità che non garantisce i livelli essenziali di assistenza e a un tessuto economico fragile, ancora ferocemente aggredito dagli effetti di una crisi profonda che sembra senza fine.
La verità è che la “questione meridionale”, sempre sbandierata da qualsiasi forza politica quando è utile per ottenere consensi, si sta aggravando. L’inefficienza della burocrazia regionale è solo uno delle decine di indicatori negativi che caratterizzano l’attuale drammatica situazione dei nostri territori.
La forbice tra nord e sud lungi dal ‘restringersi”, si è ampliata.
La nostra nazione, di fatto, è sempre più divisa in due: c’è un’Italia di serie A e una di serie B con la Calabria che nel “campionato cadetto” è ultima con ampio distacco.
Al netto quindi dei proclami e delle promesse cosa si è fatto e cosa si vuole fare per invertire questa tendenza? Per stimolare la crescita del Meridione trasformandolo da atavico problema a concreta opportunità?
Io francamente sono molto preoccupato perché se la strada tracciata è quella che Veneto e Lombardia sono intenzionate a percorrere, richiedendo una maggiore autonomia che porterà ad una riduzione della già insufficiente redistribuzione di risorse dalle aree più ricche a quelle più povere del Paese, il rischio concreto è la definitiva desertificazione economica e sociale di buona parte del Meridione, Calabria in primis.

Claudio Aloisio
Presidente Confesercenti RC