Catanzaro e lo strabismo della sua classe dirigente

Una delle tante frasi fatte che affollano i social network parla dei cani che festeggiano sul cadavere di un leone morente pur non perdendo la propria natura; senza voler attribuire particolari colpe a quello che è il miglior amico dell’uomo, forse in questo caso bisognerebbe parlare di pesci rossi.
Non per l’accostamento cromatico che sappiamo non sarà affatto gradito a chi passa giornate a ripetere il mantra dei comunisti/radical chic/salottieri/cattivi maestri e chi più ne ha, più ne metta, ma per la capacità dell’animale in questione di resettare la propria memoria generalmente ogni mezz’ora. Non si spiegherebbe altrimenti una simile levata di scudi contro le dichiarazioni del professore Caruso sull’arresto di Cesare Battisti da chi nel corso di questi anni si è ritrovato a concedere sale pubbliche, dibattere o a sedere allo stesso tavolo senza battere ciglio con personalità del calibro di Mario Merlino, Stefano Delle Chiaie e Roberto Fiore (non più tardi dello scorso ottobre) e senza commissionare un comunicato istantaneo al proprio ufficio stampa.
D’altro canto, non c’è modo migliore di instaurare un’egemonia culturale che denunciarne un’altra presunta o meno che sia, ed è proprio quello a cui siamo abituati da anni, per non dire decenni, nella nostra città. Tuttavia ci sembra chiaro che le dichiarazioni in questione segnino la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, non solo per la pretesa di verità assoluta e insindacabile con cui vengono ammantate, ma per le pretese che esse contengono, quali ad esempio la rimozione dello stesso Caruso dalla sua cattedra, come d’altro canto accadeva solitamente nei governi che maggiormente hanno affascinato e influenzato la tradizione politica dalla quale provengono i principali “influencer” della destra catanzarese.
Nulla di nuovo verrebbe da dire, se non il fatto che la pretesa di atteggiarsi come super-partes e difensori del sentire comune si ripresenta ad orologeria e solo ed esclusivamente contro determinati bersagli, vale a dire, i dissidenti del pensiero unico che aleggia in città e chi non è funzionale al perpetrarsi delle solite logiche di potere e delle varie armi di distrazioni di massa.
Non vogliamo entrare nel merito dell’aspetto legale, non perché ci mancano i mezzi e le conoscenze, a differenza di chi non ha perso tempo per salire sul carro del vincitore (dalla legislazione speciale, ai processi a cui Battisti fu sottoposto in contumacia, dalle dichiarazioni dei “pentiti” che lo hanno inchiodato, fino alla cosa a dir poco bizzarra di essere ritenuto l’autore di due omicidi avvenuti a distanza di poche ore in due regioni differenti, ci sarebbero dubbi e obiezioni da avanzare e magari anche i paladini della giustizia e dei “sindacatini” avrebbero potuto fare lo sforzo di leggere qualche cosa a riguardo), per questo ci sottrarremo al giochino dell’accostamento tra l’arresto di Battisti e la sorte differente toccata a diversi stragisti “neri”, proprio perché non c’è paragone che tenga, ma quello che ci interessa sottolineare è la criminalizzazione del dissenso e delle opinioni differenti da quelle predominanti quali pilastri di una presunta memoria pacificata in cui dietro la pretesa di giudizi storici oggettivi, si vuole instaurare una nuova vulgata storiografica tutta sbilanciata a favore di chi ha sempre temuto l’ingresso delle masse nella storia e lo ha impedito indifferentemente con mezzi più o meno leciti e che allo stesso tempo metta all’angolo la tradizione comunista in tutte le sue vesti, dalla Resistenza fino al G8 di Genova, passando per il ciclo di lotte degli Anni’70, tutti guarda caso bersagli in varie circostanze delle dichiarazioni dei soggetti in questioni, a volte spalleggiati da quello che resta del PD e della sua idea naufragata di fungere da partito della nazione, sfumata poi nel partito della finanza e dei riciclati.
Potere al Popolo, così come ogni persona dotata di acume critico e onestà intellettuale, non potrà mai restare in silenzio di fronte a questi tentativi maldestri di mistificazione della verità e di sublimazione dei nuovi maestri, non cattivi come quelli contro cui questi stessi si scagliano, ma decisamente scadenti, come le argomentazioni che essi pongono a sostegno delle loro tesi e a dimostrazione che in questi anni gli è stata concessa qualsiasi tipo di licenza, pertanto manifestiamo la più totale solidarietà a Francesco Caruso per l’attacco verbale subito e ripetiamo agli strilloni del nuovo senso comune che “la pacchia è finita!”, come piace ripetere a mo’ di pappagallo ai più.

Potere al Popolo- Calabria