Sequestrati beni per oltre un milione di euro
Edoardo Mangiola |
L’imprenditore è accusato di avere fatto parte della ‘ndrangheta e in particolare della cosca Libri, per aver commesso i reati di estorsione e illecita concorrenza con minaccia o violenza e ancora perché titolare di un’attività economica riconducibile al sodalizio criminale. L’inchiesta “Cosmos” avrebbe fatto piena luce sull’infiltrazione della cosca Libri nei lavori per la realizzazione del nuovo Palazzo di Giustizia. Mangiola, secondo gli inquirenti, avrebbe avuto un ruolo di primo piano nella perpetrazione di atti intimidatori commessi ai danni dei dirigenti della impresa Bentini spa, aggiudicataria dell’appalto, consentendo alla cosca Libri di accaparrarsi, attraverso l’impresa gestita dal Mangiola, la rilevante commessa del servizio di mensa aziendale. In relazione ai capi d’imputazione formulati, il gip del Tribunale di Reggio Calabria – oltre alle misure coercitive personali aveva disposto altresì il sequestro preventivo di beni di sua proprietà e/o comunque riconducibili allo stesso tra cui il bar – tavola calda “Senza Tempo” adiacente il Cedir e un panificio in via Sant’Anna. Con il provvedimento odierno, il Tribunale reggino ha disposto il sequestro, come misura di prevenzione, dei seguenti beni, alcuni dei quali già sequestrati in via preventiva durante le fasi dell’arresto:
- patrimonio aziendale dell’impresa individuale “Mangiola Carmela”, con attività di “produzione di prodotti di panetteria freschi”, esercitata nella sede ubicata via Sant’Anna II Tronco;
- patrimonio aziendale dell’impresa individuale bar “Senza Tempo”, con sede via del Gelsomino, esercitante attività di “ristorazione con preparazione cibi da asporto, bar, tavola calda, pizzeria”;
- due autovetture, tra cui un’autovettura marca Alfa Romeo modello Spider ed un autoveicolo Fiat Doblò;
- rapporti finanziari in corso di quantificazione.
Il valore dei beni sottoposti a sequestro è quantificabile in circa euro 1.050.000. In particolare, il Tribunale ha accertato l’esistenza in capo all’imprenditore e ai suoi familiari e conviventi di una cospicua e generalizzata sproporzione tra i redditi dichiarati e il patrimonio posseduto e ha stigmatizzato la condotta delittuosa di Mangiola e in particolare i suoi fitti rapporti intrattenuti con gli esponenti apicali della consorteria ‘ndranghetistica dei Libri. La bontà dell’impianto accusatorio ha trovato conferma inoltre nel recente rinvio a giudizio di Mangiola disposto dal gup presso il Tribunale di Reggio Calabria lo scorso 10 marzo, sia per il reato di associazione mafiosa sia per i reati di estorsione e di illecita concorrenza e minaccia, aggravati dal metodo mafioso.