Rosarno operazione Sant’Anna 24 arresti cosca Pesce Bellocco
rocura della Repubblica
presso il Tribunale di Reggio Calabria
Direzione Distrettuale Antimafia
OPERAZIONE “SANT’ANNA”
Comunicato stampa
Alle prime ore del mattino, i Carabinieri del R.O.S. e del Comando Provinciale di Reggio Calabria, hanno dato esecuzione a una ordinanza di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari, con contestuale decreto di sequestro preventivo di beni emessi dal GIP del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta di questa Procura Distrettuale Antimafia, nei confronti di 24 esponenti della ‘ndrangheta di Rosarno appartenenti alle cosche PESCE e BELLOCCO, ritenuti responsabili delle ipotesi di reato di associazione di tipo mafioso, porto e detenzione illegale di armi e munizioni, favoreggiamento personale e intestazione fittizia di beni, fattispecie, quest’ultime tre, aggravate dalle finalità mafiose:
- BARONE Salvatore, nato a Taurianova (RC) il 19.6.1965, già detenuto;
- BELLOCCO Giuseppe, nato a Cinquefrondi (RC) il 11.9.1987;
- BELLOCCO Domenico, nato a Gioia Tauro (RC) il 10.6.1987;
- BELLOCCO Umberto, nato a Rosarno (RC) il 17.12.1937, già detenuto;
- CIRAOLO Giuseppe, nato a Cinquefrondi (RC) il 21.04.1985, già detenuto;
- FORTE Michele, nato a Cinquefrondi (RC) il 9.12.1991, già detenuto;
- MESSINA Elvira, nata a Rosarno (RC) il 31.5.1972, già detenuta;
- OLIVERI Francesco, nato a Oppido Mamertina (RC) il 10.12.1982, già detenuto;
- OLIVERI Umberto Emanuele, nato a Cinquefrondi (RC) il 15.5.1987, già detenuto;
- SPATARO Giuseppe, nato a Rosarno (RC) il 26.7.1957;
- BARTOLO Antonella, nata a Cinquefrondi (RC) il 26.10.1984;
- BARTOLO Rossana, nata a Cinquefrondi (RC) il 16.1.1988;
- BARTOLO Domenico, nato a Rosarno (RC) il 28.1.1964, agli arresti domiciliari;
- BRUZZESE Antonella, nata a Cinquefrondi (RC) il 4.1.1985, agli arresti domiciliari;
- CORRAO Domenico, nato a Rosarno (RC) il 21.6.1974;
- COMANDE’ Giuseppe, nato a Cinquefrondi (RC) il 30.6.1983;
- SPAGNOLO Francesca, nata a Gioia Tauro (RC) il 3.6.1986;
- SPAGNOLO Bruno nato a Gioia Tauro (RC) il 4.10.1989, agli arresti domiciliari;
- CIMATO Mercurio, nato a Rosarno (RC) 1’11.12.1969;
- CIMATO Fabio, nato a Rosarno (RC) il 23.10.1975;
- PALADINO Massimo, nato a Rosarno (RC) il 22.6.1971;
- SERGIO Biagio, nato a Taurianova (RC) il 28.9.1968;
- ZANGARI Salvatore, nato a Rosarno (RC) il 6.8.1965;
- SEMINARA Giorgio Antonio, nato a Reggio Calabria il 26.10.1977, agli arresti domiciliari.
I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria hanno concorso nell’esecuzione della misura restrittiva nei confronti di uno degli indagati, già detenuto, sul conto del quale, nel corso di distinte attività d’indagine, sono stati raccolti ulteriori elementi di reato.
Il Gip di Reggio Calabria, dott. Massimo Minniti, ha emesso la misura cautelarein carcere, ai sensi dell’art. 27 C.P.P., a seguito del provvedimento di fermo di indiziato di delitto, a cui è stata data esecuzione il 16 luglio u.s., emesso da questa Direzione Distrettuale Antimafia e successiva convalida da parte del GIP di Palmi, a carico di 7 appartenenti[1] alle richiamate compagini ‘ndranghetiste.
All’esito della dichiarazione di incompetenza del Gip di Palmi, gli indagati sono stati nuovamente attinti, per i capi di imputazione già oggetto di contestazione, dall’odierno provvedimento, con il quale sono stati arrestati altri 2 esponenti della cosca BELLOCCO per associazione di tipomafioso, precisamente BELLOCCO Giuseppe cl. 87 (figlio del boss BELLOCCO Gregorio cl. 55, condannato in via definitiva all’ergastolo) e BELLOCCO Domenico cl. 87 (figlio del boss BELLOCCO Michele cl. 50, condannato ad anni diciassette di reclusione con sentenza pronunciata dal G.u.p. presso il Tribunale di Reggio Calabria del 9.05.14, c.d. operazione Blue Call-Tramonto).
Il Gip di Reggio Calabria ha emesso misura cautelare in carcere anche nei confronti di SPATARO Giuseppe, zio di PESCE Francesco cl. 78 e PESCE Giuseppe, accusato di appartenenza alla cosca mafiosa PESCE, già fermato il 16 luglio 2014 ma scarcerato dal Gip di Palmi per ritenuta carenza del quadro indiziario. Determinanti per la sua posizione si sono rivelate le dichiarazioni rese dalla collaboratrice di Giustizia PESCE Giuseppina.
Il Gip di Reggio Calabria ha, altresì, emesso misura custodiale nei confronti di ulteriori 13 indagati (non attinti dal provvedimento di fermo del 16 luglio 2014) ritenuti responsabili del reato di favoreggiamento personale aggravato dall’art. 7 legge 203/91, per aver agevolato la latitanza di PESCE Giuseppe cl. 1980.
Il provvedimento scaturisce dagli esiti di due distinte attività investigative svolte sul contesto mafioso della Piana di Gioia Tauro, sviluppate dai Carabinieri del ROS e del Comando Provinciale di Reggio Calabria in due periodi differenti: la prima, tra settembre 2012 e ottobre 2013, finalizzata alla cattura dell’allora latitante PESCE Giuseppe cl. 1980, inteso Testuni, divenuto reggente dell’omonima cosca all’indomani della cattura, il 9 agosto 2011, del fratello maggiore Francesco cl.1978; la seconda, condotta tra i mesi di gennaio e giugno 2014, nei confronti di BELLOCCO Umberto, cl. 1937 (suocero di PESCEGiuseppe) e di altri appartenenti all’omonimo sodalizio, di cui l’anziano boss è il capo fondatore.
In particolare, il primo segmento di indagine ha principalmente mirato alla localizzazione del latitante PESCE Giuseppe, reggente dell’omonima famiglia mafiosa egemone in Rosarno, che si era sottratto ai provvedimenti coercitivi emessi nell’ambito dei processi “ALL INSIDE” e “CALIFFO”. L’intensificarsi della pressione investigativa, nonché il fermo di indiziato di delitto, il 16 aprile 2013, di SIBIO Domenico (uomo di fiducia di PESCE Giuseppe) e l’esecuzione di ordinanza custodiale, il 5 maggio 2013, nei confronti della moglie del latitante, BELLOCCO Ilenia (cl. 1989), hanno indotto PESCE Giuseppe, il 15 maggio 2013, a costituirsi presso la Tenenza dei Carabinieri di Rosarno.
L’attività di indagine ha accertato che il pericoloso latitante aveva potuto fare affidamento (in forma diretta o mediata) su una ristretta cerchia di soggetti particolarmente fidati che, con ruoli diversi in più fasi – tutte documentate – della fuga del giovane rampollo della cosca rosarnese, avevano fornito il proprio determinante contributo per:
– assicurargli lo stato di clandestinità tramite la realizzazione di un bunker, rinvenuto dai Carabinieri del ROS e del Comando Provinciale, all’esito di pianificate operazioni di perquisizione in località San Fili del comune di Melicucco il 9 marzo 2013, nella proprietà di NARDI Francesco (per cui si e già proceduto separatamente e condannato dal Tribunale di Palmi). Infatti 5 delle persone arrestate[2], con altri già assicurati alla Giustizia (tra tutti MARAFIOTI Saverio e SIBIO Domenico, entrambi condannati in primo grado nel processo “CALIFFO”) hanno fornito la propria prestazione d’opera per la realizzazione del richiamato nascondiglio, dotato di un efficientissimo sistema di ingresso e di sorveglianza, le cui caratteristiche costruttive erano del tutto analoghe al bunker rinvenuto in località Petrosello di Rosarno (RC), presso la ditta “DEMOLSUD”, nel quale è stato localizzato e catturato, il 9 agosto 2011, sempre dai Carabinieri del ROS e del Comando Provinciale di Reggio Calabria, PESCE Francesco, allora reggente della omonima cosca e fratello del citato Giuseppe;
– consentirgli, in più occasioni, il ricongiungimento con la moglie BELLOCCO Ilenia, tramite un riservato e collaudato sistema di manovre, staffette e cambi di autovetture. In particolare sono stati accertatati, tra gennaio 2012 e marzo 2013, più di una dozzina di allontanamenti della donna, che aiutata, in più circostanze, da fedelissimi affiliati alla cosca (come il richiamato SIBIO Domenico) o da stretti congiunti, è riuscita – seppur estemporaneamente e per brevissimi periodi – ad incontrare il marito latitante, o con lui a trascorrere un periodo di vacanza, nell’estate 2012, a Gizzeria Lido (CZ).[3] Inoltre, alcuni di questi indagati si sono attivamente operati per eseguire continue bonifiche dei luoghi e delle autovetture a loro in uso per sviare le investigazioni in corso o eludere servizi di pedinamento dei militari operanti eseguiti nei loro confronti.
La prosecuzione dell’attività di indagine ha, altresì, dimostrato le complesse dinamiche associative sviluppatesi all’interno della Società di Rosarno, a seguito della scarcerazione dello storico boss BELLOCCO Umberto (cl. 1937), avvenuto nel mese di aprile 2014, dopo una detenzione durata oltre un ventennio.
È fin da subito emerso lo spessore criminale di BELLOCCO Umberto, il quale usufruendo dell’ausilio dei suoi più stretti sodali, la maggior parte appartenenti al medesimo contesto familiare, ha tentato di riaffermare la propria leadership, anche attraverso il ripristino di preesistenti relazioni con esponenti apicali di altre cosche mafiose (tra cui i CREA di Rizziconi) e la riorganizzazione delle attività illecite della cosca sul territorio rosarnese.
E’ stato, altresì, accertato che BELLOCCO e i sodali a lui vicini, non solo avessero ampia disponibilità di armi, ma si fossero attivati per reperirne altre, di maggiore potenzialità offensiva.
Sono stati anche documentati gli interessi della cosca mafiosa nel traffico di sostanze stupefacenti, nel cui ambito si inseriscono le convergenze investigative del GOA della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, che vedono coinvolto OLIVERI Umberto Emanuele, nipote di BELLOCCO Umberto cl. 37, prescelto dallo zio quale referente della potente cosca di ‘ndrangheta, per il traffico di droga condotto attraverso il porto di Gioia Tauro.
Ai fini dell’emissione della misura cautelare sono stati utilizzati anche atti di altri processi celebrati negli ultimi anni nei confronti della ‘ndrangheta del mandamento tirrenico (in particolare Rosarno è Nostro, Vento del Nord, Blue Call, Tramonto, Onta e Crimine).
Inoltre, gli accertamenti svolti dai Carabinieri del ROS e dalNUCLEO PT – G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, hanno consentito di rilevare una globale situazione reddituale del tutto iniqua rispetto a quanto posseduto, chiara attestazione della sussistenza di un’evidente sperequazione tra reddito dichiarato e tenore di vita degli indagati; per cui il G.i.p. ha anchedisposto il sequestro preventivodi 2 autovetture, di diverse attività commerciali (fra le quali una pizzeria)di una abitazione, nonché di numerosi rapporti bancari, postali e assicurativi intestati agli indagati, per un complessivo valore stimato di 1 milione di euro.
Reggio Calabria, 7 agosto 2014
[1] BELLOCCO Umberto, MESSINA Elvira, CIRAOLO Giuseppe, FORTE Michele, SPATARO Giuseppe, BARONE Salvatore e i fratelli OLIVERI Umberto Emanuele e OLIVERI Francesco. Il Gip presso il Tribunale di Palmi, il 18 luglio u.s., aveva convalidato il fermo del PM ed emesso misura coercitiva nei confronti di 7 gli indagati, per tutte le ipotesi di reato contestate. [2] CIMATO Mercurio, CIMATO Fabio, PALADINO Massimo, SERGIO Biagio e ZANGARI Salvatore.
In particolare:
– CIMATO Mercurio e CIMATO Fabio provvedendo alla realizzazione dell’impianto elettrico;
– PALADINO Massimo provvedendo alla realizzazione e montaggio della botola di accesso al bunker;
– ZANGARI Salvatore fornendo macchinari per la realizzazione degli scavi e contribuendo alla realizzazione dell’impianto fognario del bunker;
– SERGIO Biagio offrendo la propria collaborazione nella costruzione del bunker di San fili di Melicucco e inoltre ospitando il latitante presso l’immobile individuato ai civici 93 e 95 di via San Biagio di Melicucco, di proprietà di due sue cugine all’oscuro della vicenda.
[3] Devono rispondere di favoreggiamento personale aggravato per aver fornito questo tipo di contributo alla latitanza di PESCE Giuseppe: BARTOLO Domenico, le figlie BARTOLO Antonella e BARTOLO Rossana, rispettivamente zio e cugine di Bellocco Ilenia, BRUZZESE Antonella, CORRAO Domenico, COMANDE’ Giuseppe, SPAGNOLO Francesca (moglie id SIBIO Domenico) e il fratello SPAGNOLO Bruno, nonché SEMINARA Giorgio Antonio.