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Reggio Calabria, operazione galassia.18 fermi per associazione mafiosa e abusivo esercizio dei giochi, e delle scommesse VIDEO

Dalle prime luci dell’alba, oltre 200 militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, unitamente a personale del Centro Operativo della Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria, del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata e del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche della Guardia di Finanza di Roma, stanno eseguendo in tutto il territorio nazionale un’imponente operazione con il coordinamento della Direzione Nazionale Antimafia di Roma e della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, guidata dal Procuratore Capo Giovanni Bombardieri, volta all’esecuzione di un decreto di fermo di indiziato di delitto nei confronti di 18 soggetti, nonché al sequestro dell’intero profitto dell’organizzazione criminale, oltre a quello di 23 società estere, 15 società italiane operanti nel settore dei giochi e delle scommesse, 24 immobili, 7 automezzi, 33 siti nazionali e internazionali di “gambling on line” ed innumerevoli quote societarie e conti correnti nazionali ed esteri, per un valore complessivo corrispondente ad oltre 723 milioni di euro.

Le indagini, originariamente condotte da personale del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e coordinate dal Procuratore Capo della Repubblica di Reggio Calabria, hanno accertato l’esistenza di una pluralità di associazioni per delinquere operanti sul territorio nazionale nel settore della raccolta del gioco e delle scommesse con i marchi “PLANETWIN365” (fino al 2017), “BETALAND” ed

ENJOYBET” (con condotta tuttora perdurante) le quali, in rapporto sinallagmatico con la

‘ndrangheta, da un lato consentivano a quest’ultima di infiltrarsi nella propria rete commerciale e di riciclare gli imponenti proventi illeciti, dall’altro traevano esse stesse significativo supporto per l’ampliamento della propria rete commerciale e per la distribuzione capillare del proprio marchio sul territorio.

Ciò è stato possibile grazie agli accordi stretti con soggetti collegati alle cosche reggine e, in primis, con i rampolli emergenti delle locali organizzazioni ‘ndranghetiste, IANNI’ Danilo, TEGANO Domenico e FRANCO Francesco, delle quali potevano sfruttare i metodi caratteristici di un’associazione mafiosa, la forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo e la condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, per commettere delitti e per acquisire, in modo diretto o indiretto, la gestione o comunque il controllo di attività economiche illegali.

Per realizzare i loro progetti, i predetti TEGANO Domenico e FRANCO Francesco, a loro volta, si sono avvalsi del peso criminale delle rispettive figure paterne: TEGANO PASQUALE (vertice dell’omonima cosca, più volte condannato per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso e FRANCO Roberto – capo dell’omonima “‘ndrina” operante nel rione Santa Caterina di Reggio Calabria e aderente al sodalizio che fa capo alle famiglie “DE STEFANO-TEGANO” – coinvolto, più di recente, nell’operazione denominata “Sistema Reggio” ed attualmente detenuto.

Emerge inoltre come le questioni legate ai debiti contratti dai diversi clienti/scommettitori relativi alla concessione di fidi nel settore del gioco e delle scommesse e alla fornitura di sostanze stupefacenti, fossero “agevolmente” risolte grazie al sempre disponibile intervento di soggetti di alto profilo criminale, come MURINA Carmelo Consolato e ARICO’ Domenico.

Non solo, altra icastica manifestazione di appartenenza alla ‘ndrangheta è risultata l’organizzazione, da parte delle citate “nuove leve” criminali reggine, nel 2016, di un pellegrinaggio presso il Santuario della “Madonna di Polsi”, sito in San Luca (RC), evocativo di una ritualità tipica della ‘ndrangheta in quanto, in occasione dei festeggiamenti in onore della Madonna di Polsi, esso è stato per decenni il luogo individuato dalle varie “‘ndrine” per stringere alleanze e per progettare strategie criminali. 

Il pellegrinaggio organizzato dagli indagati acquisisce particolare significato allorquando questi definiscono il percorso stesso da seguire: si prevede infatti inizialmente un passaggio – in segno di rispetto – davanti alle Case Circondariali di Reggio Calabria “San Pietro” e “Arghillà” nonché nei pressi dell’abitazione di FRANCO Roberto. Vengono quindi attentamente vagliate e scelte anche le modalità di trasporto e i partecipanti: verrà quindi utilizzato un autocarro scoperto, allestito in modo adeguato alla circostanza (impianto di amplificazione, generatore elettrico, etc..), ed invitati soggetti ritenuti idonei a partecipare all’evento, precisando che avrebbero preso parte esponenti delle “locali” di Archi, Condera e Cannavò: “… facciamo il triangolo delle bermuda Archi, Condera e Cannavò …”.

Non ultimo, le evidenze investigative certificano come l’organizzazione criminale in questione fosse particolarmente sollecita nel provvedere ai bisogni dei numerosi detenuti presso le Case Circondariali, attraverso la cosiddetta “colletta”, ovvero l’invio di “soldi” e la fornitura di “generi alimentari”. 

Acquisiti i profili criminali, le investigazioni si sono soffermate sulle attività condotte da  IANNI’ Danilo, TEGANO Domenico e FRANCO Francesco i quali – unitamente ad altri soggetti, tra cui FURFARO Santo e SERGI Francesco (detto “Zeus”) – avevano la disponibilità di siti web illegali “.com” ovvero “.it” (formalmente e/o di fatto riconducibili ai vertici delle società che hanno gestito i marchi “planetwin365” e/o “betaland”) e promuovevano nel territorio di competenza l’attività tipica dei “bookmaker”, organizzando e gestendo la raccolta illegale del gioco e delle scommesse attraverso una ramificata rete commerciale       che     utilizzava       i           siti       “www.betclu.com”,             “www.fullbetter.com”, “www.europabet24.com”,     “www.sportbet75.net”,             “www.premierwin365.it”, “www.dominobet.it”,                      www.futurebet2021.com”,             “www.future2bet2021.com”         e “www.fsa365.com”.

Avvalendosi dei medesimi siti “.com” l’associazione aveva inoltre sviluppato ulteriori reti commerciali in Toscana, Liguria, Lombardia e nelle province di Siracusa, Catania e Crotone, con il necessario coinvolgimento di ulteriori responsabili.

E’ stata così accertata l’esistenza di un articolato sodalizio criminale che – grazie agli accordi territoriali con le organizzazioni mafiose – si è infiltrato nel tessuto economico nazionale, con specifico riferimento al comparto dei giochi e delle scommesse, compiendo una pluralità di violazioni che vanno dalla raccolta fisica delle scommesse in assenza della prevista concessione rilasciata dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, all’utilizzo di siti online “.com” completamente illegali, all’uso dei Centri Trasmissioni Dati (CTD) e dei Punti Vendita Ricariche (PVR), come schermo giuridico fittizio dietro cui celare la raccolta illegale.  

Sotto il profilo giuridico, infatti, i CTD e i PVR devono operare alla stregua di un “internet point”, mettendo a disposizione del giocatore gli strumenti e i canali informatici necessari per raggiungere la piattaforma aziendale gestita all’estero, ossia devono limitarsi a svolgere una mera attività di agevolazione del contatto commerciale tra il cliente ed i “bookmaker”, concessionari esteri, senza avere alcuna possibilità di influenza sulla conclusione del contratto di scommessa e, meno che mai, sulla gestione della stessa.

In realtà, si è accertato come siffatta apparente operatività aziendale occultasse la raccolta fisica delle scommesse e dei giochi, sottoposti al sistema concessorio nazionale, attraverso l’apertura, a favore dei singoli punti commerciali, di una serie di “fidi” con conseguenti successive compensazioni delle poste di “dare” ed “avere” (con cadenza mensile, trimestrale o semestrale), a seconda delle vincite accumulate dalla clientela. 

Detta rete commerciale aveva una struttura gerarchica a catena che vedeva al vertice i c.d. “master”, ovvero l’apice della rete commerciale del “brand” in un determinato territorio, raccogliendo sotto la propria responsabilità, talvolta con ulteriori intermediari, una serie di punti commerciali che si relazionavano direttamente con la clientela. 

Ciascuno dei componenti la citata rete commerciale vantava dei profitti in percentuale sul totale del giocato; sicché, prima di essere trasferiti all’estero, agli utili derivanti dalla raccolta (al netto delle vincite dei giocatori) erano sottratte le provvigioni spettanti a ciascuno. 

Talvolta i “master”, che vantavano il controllo piramidale di un numero significativo di punti commerciali, “bancavano” una quota parte delle scommesse condividendo con il

bookmaker” il rischio d’impresa connesso all’andamento delle attività, così partecipando alle vincite e alle perdite nella percentuale pattuita (c.d. “co-banco”).

Tale modalità operativa genera sempre un’attività illecita: il c.d. “co-banco”, infatti, cela l’esistenza di una società di fatto tra il “bookmaker” ed il “master”, che condividono i rischi economici connessi alla gestione del servizio e che vi conferiscono il primo, il sistema gestionale in remoto ed il secondo, la rete commerciale dedita alla diffusione del prodotto. 

Ne deriva, allora, come il soggetto gerente il servizio non sia l’apparente concessionario, ma la società di fatto, che utilizza quella concessione per esercitare l’attività di gestione e raccolta dei giochi e delle scommesse.

Tuttavia, poiché tale operazione avviene senza alcuna autorizzazione dell’ADM, ne deriva la realizzazione di una forma vietata di cessione della concessione, ovvero di un suo utilizzo da parte di un soggetto terzo (la società di fatto), che si interpone tra il concessionario e l’utente finale; in entrambi i casi, l’attività di raccolta delle scommesse è esercitata da soggetto privo di concessione ed è, perciò, illecita. 

 

Nel corso delle indagini è stato inoltre rilevato l’esercizio, da parte di alcuni componenti dell’articolato sodalizio criminale sopra citato, di una pluralità di attività illecite quali l’esercizio abusivo di attività creditizia, l’organizzazione di corse clandestine di cavalli con la contestuale raccolta illegale delle scommesse, la creazione di alcune sale adibite a “bische clandestine” gestite da soggetti appartenenti e/o vicini a cosche di “‘ndrangheta”, operanti sul territorio reggino, il riciclaggio e il traffico di sostanze stupefacenti. 

È stata altresì accertata l’ostentazione da parte alcuni associati di auto e di orologi di lusso (Ferrari, Rolex, etc), di frequenti soggiorni in suite presso hotel a 5 stelle (tra i quali il “Bellagio” di Las Vegas), la disponibilità di cospicue somme di denaro contante, come dimostrano le seguenti immagini pubblicate sui relativi profili “social” degli stessi indagati: