Piantagione di marijuana su terreno confiscato alla ’ndrangheta
I finanzieri decidevano di approfondire la situazione arrampicandosi sul muro di cinta che circondava il terreno. Alla vista dei militari si è rivelata una vera e propria coltivazione di cannabis indica premurosamente accudita attraverso un semplice ma efficace sistema di irrigazione che ne permetteva la cura anche senza una presenza costante sul luogo. Del fatto è stato prontamente avvisato il magistrato di turno della Procura di Locri, Francesco Cirillo, il quale ha disposto il sequestro dell’illecita coltivazione e di tutta l’area circostante. I successivi accertamenti, posti in essere al fine di risalire al proprietario del fondo, hanno fatto emergere una situazione decisamente singolare. Il fabbricato, infatti, con l’adiacente terreno è risultato un bene confiscato alla criminalità organizzata consegnato nel 1998 al Comune di Siderno per i fini sociali previsti dalla legge e da quest’ultimo, successivamente, assegnato ad una associazione di recupero per tossicodipendenti. In precedenza l’area sottoposta a sequestro era nella proprietà di Vincenzo Macrì (meglio conosciuto come u’ Baruni, deceduto a Roma nel 2010), elemento di spicco dell’omonima consorteria mafiosa operante a Siderno e nella locride, già condannato a 26 anni di reclusione per associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Sono in corso le indagini per individuare il responsabile del reato.