Operazione “SABR” 16 arresti sull’asse Nardò-Rosarno.
Il ‘reclutamento’ avveniva prevalentemente in Tunisia, dove numerose persone venivano fatti arrivare in Sicilia e, successivamente, nella penisola, per lavorare prima nell’agro pachinese, nel Siracusano, poi i quello neretino, in provincia di Lecce. A Nardò si era costituita una sorta di ‘cartello’ tra datori di lavoro e ‘caporali’, che forniva manodopera per i lavori agricoli stagionali in diverse regioni. I clandestini venivano relegati lontani dai centri abitati, privati del denaro che avevano con sé, retribuiti con somme irrisorie, alloggiati in baracche senza acqua corrente, servizi igienici e corrente elettrica.
Gli immigrati venivano costretti a turni di lavoro di 10-12 ore, anche durante il Ramadan, periodo durante il quale molti lavoratori di religione islamica si astenevano dal bere e dal mangiare.
Tra i reati contestati, oltre alla riduzione in schiavitù, anche l’associazione per delinquere, il falso in atto pubblico (per i falsi permessi di soggiorno) e il favoreggiamento dell’ingresso di stranieri in condizioni di clandestinità.