Operazione Alba di Scilla 3 Arresti contro cosca Nasone Gaietti
operante nel territorio del comune di Scilla (RC), responsabili a vario titolo di: associazione di tipo mafioso (art. 416 bis commi 1, 2, 3, 4, 5 e 6 c.p.); concorso in tentata estorsione aggravata dall’aver favo rito un sodalizio di tipo mafioso (artt. 56, 81 cpv, 110 e 629 commi 1 e 2, in relazione all’art. 628, comma 3, nr. 3, c.p. e art. 7 legge 203/91); concorso in intestazione fittizia di be ni aggravata dall’aver favorito un sodali zio di tipo mafioso (artt. 81 cpv e 110 c.p., art. 12 quinquies legge 356/92 e art. 7 legge 203/9 1).
Le investigazioni – avviate nel giugno del 2011 a seguito dell’arresto per estorsione di Fulco Giuseppe – rientrano in una più complessa indagine sviluppata da i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia nei confronti della citata cosca di ‘ndrangheta, che ha già portato all’arresto di 17 persone ed al sequestro di beni per un ammontare complessivo di oltre 15 milioni di euro.
le indagini hanno consentito di confermare “l’esistenza a Scilla di un’associazione mafioso denominato cosca NASONE – GAIETTI costituita ed organizzato 01 fine di assumere il controllo sul territorio del comune di Scilla delle attività economiche, degli appalti pubblici e privati o mezzo estorsioni, intimidazioni sugli imprenditori, avvalendosi per dette finalità dello forza e dell’intimidazione del vincolo associativo e dello condizione di assoggettamento che ne deriva”.
I reati contestati sono: associazione di tipo mafioso ed estorsione aggravata e intestazione fittizia di beni, entrambi aggravati dal metodo mafioso. l’attività investigat iva ha fatto emergere la capillare pressione estorsiva esercitata dalla cosca su imprenditori locali con particolari interessi delle famiglie mafiose sugli importanti appalti dei lavori dell’Autostrada A3 Salerno – Reggio Calabria. Negli ultimi anni decine i danneggiamenti effettuati sul territorio per imporre la forza intimidatrice.
Le indagini sono state avviate a seguito all’arresto in flagranza di reato per estorsione di Fulco Giuseppe in data l Giugno 2011. l’attività investigativa aveva dimostrato l’appartenenza al la cosca mafiosa del FULCO, nipote del defunto boss di Scilla NASONE Giuseppe, con ruolo di spicco all’interno della stessa e di emissario della cosca nell’attività estorsiva; in particolare, organico alla stessa, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, avvalendosi delle condizioni previste dall’art. 416 bis del c.p., si era più volte recato sul cantiere esigendo dall’imprenditore la somma di 6.000 euro, corrispondente a circa il 3% dell’intero importo dei lavori, come condizione assolutamente necessaria alla prosecuzione degli stessi. In questo caso la cosca ha esercitato la pressione mafiosa tramite due danneggiamenti a distanza di pochi giorni subiti dalla ditta nel cantiere ANAS nel tratto Scilla-Favazzina sulla statale SS18. FUlCO era stato arrestato in flagranza
di reato dopo aver intascato il pizzo dall’imprenditore.
Le successive investigazioni, condotte con tradizionali metodi di indagine supportati dalle più moderne attività tecniche di intercettazione, avevano consentito di monitorare e delineare le dinamiche interne dell’organizzazione criminale, individuando ruoli, compiti e gerarchie interne. Il quadro emerso è quello classico della struttura della ‘ndrangheta ca labrese fondata sullo stretto legame esistente tra le varie ‘ndrine basato sui vincoli di parentela tra gli associati, in modo tale da
costituire una granitica ed impenetrabile compagine. ~ emersa la responsabilità della cosca sulla quasi totalità degli episodi di danneggiamento oggetto di indagini e di cui il territorio di Scilla è stato tristemente protagonista negli ultimi anni. L’aggressività predatoria degli associati è tale da interessare tutto il tessuto economico, dal piccolo commerciante alla grande impresa appaltatrice. Ed infatti sono stati proprio i lavori di ammodernamento della Autostrada A3 SA-RC a costituire
bersaglio privilegiato. la dinamica ricostruita dagli inquirenti è risultata chiara. Il danneggiamento dei mezzi di lavoro è stato il segna le lanciato dalla consorteria criminale alla ditta appaltatrice. I danneggiamenti, pianificati nei minimi dettagli, ed accompagnati dalla minuziosa conoscenza delle aree di cantiere da parte degli arresta ti, erano finalizzati a mettere i responsabili delle varie ditte in contatto con gli emissari criminali di volta in volta designati, come condizione necessaria al regolare proseguimento dei lavori. Quasi sempre la stessa la dinamica: danneggiamento a mezzo incendio o corpo contundente dei macchinari di lavoro. a bordo dei qua li veniva solitamente collocata una bottiglia contenente del liquido, avvolta da nastro isolante e dotata di miccia. La conoscenza precisa dei luogh i e delle realtà lavorative delle ditte impegnate era talvolta favorita dalla assunzione presso le stesse ditte di accoliti che diventano veri e propri collegamenti con i criminali di riferimento. Nel caso in cui il segnale non veniva immediatamente rece pito, veniva attuata una escalation di intimidazioni fino a raggiungere gli obiettivi desiderati.
L’odierno provvedimento cautelare, richiesto dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, si muove lungo tre direttrici: individua altri partecipi all’associazione di tipo mafioso ope rante in Scilla, conferma la pressione estorsiva ai danni delle ditte impegnate sull’autostrada A3 SA·RC con ulteriori episodi di richiesta di denaro e contesta ai danni di tre indagati il reato di intestazione fittizia di beni. In particolare è stata delineata la figura di altri soggetti, organici alla cosca e legati da stretti vincoli di parentela, che eseguivano le direttive dei vertici impartite dal carcere, compiendo azioni intimidatorie ai danni delle imprese impegnate nei lavori di ammodernamento dell’Autostrada A3 SA-RC, prospettando la necessità di dover garantire adeguato sostentamento ai detenuti ed ai loro familiari. È stata ricostru ita altresì un’altra estorsione posta in essere nell’aprile e maggio 2012 ai danni di un’altra ditta, alla quale era stato
rich iesto il pagamento di 500 euro mensili a t itolo di tangente. Nel provvedimento cautelare è stato contestato a carico di tre arrestati anche il reato
previsto dall’art. 12 quinquies comma 1 del decreto legislativo nr. 306 del 1992, in quanto con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, al fine di eludere le disposizioni in materia di misure di prevenzione patrimoniale, attribuivano fittiziamente la proprietà di beni immobili, conti correnti ed aziende.
le indagini patrimoniali, infatti, hanno confermato le precedenti e recenti acquisizioni investigative, dimostrando anche che il possesso e la riconducibilità in capo a GAIETTI Matteo di un esorbitante ed ingiustificabile patrimonio (costituito da immobili, attività commerciali e depositi di denaro) costituisce il frutto del reimpiego del denaro illecitamente acquisito. Gli accertamenti hanno permesso anche di ricostruire il modus operandi utilizzato da GAIETTI Matteo per celare il possesso di questo illecito tesoro, accumulato in un ventennio di profitti f rutto della “promozione, direzione ed organizzazione della ‘ndrangheta operante a Scifla e territori limitrofi. Si è dimostrato, infatti, che GAIETTI Matteo si è servito dei propri familia ri, intestando loro i beni, per eludere eventuali provvedimenti ab lativi nei suoi confront i. Per gi ungere a tale risultato è stata ricostruita con estrema cura la capacità reddituale di GAIETTI Matteo, la sua capacità di spesa
alimentata anche dai surplus conseguenti a investimenti finanziari, dalla vendita di cespiti patrimoniali precedentemente acquistati o realizzati dallo stesso GAIETTI Matteo, la disponibilità finanziaria frutto del ricorso al credito (nelle forme ordinarie e ipotecarie). La cosca mafiosa ha condizionato il regolare e quotidiano svolgimento della vita economica e sociale della comunità scillese. Come sottolineato nell’ordinanza da l Giudice delle Indagini Preliminari, nel corso dell’indagine “le attività tecniche di intercettazione sono state valorizzate dalle dichiarazioni testimoniali rese dalle vittime, rappresentando una formidabile occasione storico-culturale, che si auspica imita bile nel mondo dell’imprenditoria che opera sul territorio” .
Gli arrestati:
- CALABRESE Carmelo (nato a Torino il 27 marzo 1972) – in atto detenuto per altra causa
- CALABRESE Antonino (nato a Scilla – RC – l’1 dicembre 1980)
- CARINA Angelo (nato ad Amsterdam – Olanda – il 24 maggio 1967)
- DELORENZO Rocco (nato a Reggio Calabria il 2 luglio 1982)
- GAIETTI Matteo (nato a Scilla – RC – il 22 ottobre 1969) – in atto detenuto per altra causa
- GAIETTI Rocco (nato a Scilla – RC – il 28 novembre 1964)
- NASONE Francesco (nato a Scilla – RC – il 29 gennaio 1972), ivi residente, via Roma n. 40, in atto detenuto per altra causa