Ndrangheta: de Stefano e Barreca litigarono per maxi stecca
Intervista di Klaus Davi a Reggio Tv
Il 17 maggio 2020 Klaus Davi dedicò un lungo articolo a una lite avvenuta tra Carmine De Stefano e Giuseppe Barreca, detto “Pipi”, relativa a una maxi stecca incassata dal primo e versata da un’azienda reggina. Secondo la ricostruzione del giornalista “la tangente fu interamente corrisposta al De Stefano provocando il risentimento del Barreca che poi negoziò con il boss arcota una sorta di spartizione”. Quel contenzioso, a detta del giornalsta, “fu anche dovuto al fatto che ormai De Stefano si sentiva legittimato a chiedere soldi agli imprenditori nella zona che era stata dei Barreca ‘senza chiedere il permesso a nessuno’. Quell’episodio indicò come il Barreca faticò non poco a ristabilire la propria giurisdizione sul territorio di Pellaro e che la cosa non avvenne in modo del tutto indolore e scontato”. Nell’articolo di Davi emerge un’altra curiosità: non era stato il De Stefano a contattare l’azienda bensì il contrario. Ma l’allargamento degli Arcoti su Pellaro non era affatto un episodio isolato. Nel 2018 Gino Molinetti vi aprì un tabacchino che affidò a un suo sodale . Segno che le mire espansionistiche di Archi sul quartiere non erano certo un fatto isolato. Nell’intervista Davi ha ricordato che c’è un nuovo fenomeno nella ‘Ndrangheta, quello dei ‘criptopentiti’: “Esattamente come accadde con Tonino Filocamo, che mi contattò un anno prima di essere arrestato e di pentirsi. In cuor loro manca la determinazione di fare il salto, ma intanto cercano un dialogo col mondo dell’informazione e iniziano a elaborare un percorso”. Nel suo dialogo con Davi, Filocamo parlò anche della cosca Labate con rivelazioni che il giornalista renderà note nei prossimi giorni. Lo ha dichiarato Klaus Davi a Reggio Tv.
Klaus Davi
17 maggio 2020 ·
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LA CLAMOROSA LITE FRA CARMINE DE STEFANO E PIPPI’ BARRECA COSA C’E’ DIETRO? di Klaus Davi
In ballo ci sarebbe una consistente somma di denaro. In una zona periferica di Reggio sorge un cantiere. Una opera importante per il trattamento di un aroma molto noto da queste parti. La fabbrica è in ristrutturazione. Ma come è d’uso da queste parti, e non solo, i titolari dell impresa ricevono una ‘ visita’. Qualcun altro (come racconta anche Gratteri nei suoi libri) sostiene invece che sia stata l’impresa edile a contattare i ‘periti’per chiedere un suggerimento meramente tecnico sui soggetti a cui affidare i lavori. I soliti pettegoli parlano di una interlocuzione con Carmine De Stefano tornato attivo sulla scena e dotato di comprovate conoscenze del settore edilizio e per questo sicuramente con le doti di mercato necessarie per dare opportuni e legittimi suggerimenti. Non si sa bene come sia andata a finire l’amabile discussione ma sembra comunque che egli abbia avuto qualche voce in capitolo nelle indicazioni delle ditte che dovevano essere impiegate per i lavori. Nulla di illegale, sia chiaro, solo qualche ‘suggerimento’ amicale. . Qualche tempo dopo viene scarcerato Pippì Barreca, già ergastolano,che abbandona le patrie galere dopo 30 anni perché affetto da una malattia grave . Barreca (anche lui esperto di questioni edilizie ) viene a conoscenza della ventilata ‘consulenza’ che- forse- sarebbe stata affidata al ‘rivale’. Sensibilmente e comprensibilmente irritato per l’invasione di campo, chiede un incontro . L’appuntamento viene fissato. Ma essendo vincolato a casa per non precisati motivi, sembra che alla riunione chiarificatrice con il De Stefano abbia partecipato un certo Checco (non sapppiamo se sia un nome proprio o uno pseudonimo o un semplice diminutivo ) . Facendosi portatore delle rimostranze del proprio capo per non essere stato coinvolto dai players della vicenda . Come è andata a finire? Per uno l’85 per cento della consulenza, per l’altro, se va bene, appena il 15. Quando si dice ‘rapporti di forza’…
Klaus Davi
21 aprile 2018 ·
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I TABACCHINI DELLA MAFIA E IL RICORSO DEL BOSS FRANCO POLIMENI AL TAR Dopo le farmacie, i bar, le pompe di benzina arrivano le rivendite di tabacchi. Forse ci sono sempre state nel mirino della ‘Ndrangheta calabrese , ma ora, ed è la novità, diventano oggetto del contendere fra le famiglie e lo Stato. Il caso di recente riguarda un tabacchino aperto in un quartiere hot di Reggio Calabria, vale a dire Gallico, teatro di diversi omicidi negli ultimi mesi. La rivendita (con annessa slot machine) è stata chiusa dalle autorità nel giro di pochi mesi. Motivo ? Mafia. L’intestataria, Rita Polimeni,era ed è incensurata. Non cosi il padre Franco, ben noto agli esperti di Ndrangheta per la sua appartenenza al Clan Tegano, Con numerosi anni di carcere alle spalle,e soprannominato il “Reggente” per la sua caratura ndranghentistica indiscussa nel suo quartiere di origina, Archi. Problemi anche per il di lei marito, di nome Giovanni Fragapane, anche lui con condanne alle spalle e appartenete, come il suocero, al giro dei Tegano,L’altra notizia è che i Polimeni hanno presentato ricorso al Tar, ritenendo immotivato il sequestro. Staremo a vedere. Ma sembra che i clan di Archi abbbiano posato gli occhi su una altra rivendita di tabacchi. Questa ultima situata a Pellaro e intestata a un tale Mangiola di Condorfuri. Il tabacchino doveva essere venduto dal Mangiola a un nuovo, misterioso acquirente ma , come abbiamo avuto modo di appurare con i Monopoli che ce lo hanno confermato, il passaggio di proprietà è stato bloccato. Sembra che l’acquirente non avesse le carte in regole. E c’è chi giura che nel negozio si faccia vedere un arcoto molto famoso, appartenente al giro di Gino Molinetti, tale Ciccio Saraceno, avvistato in qualità di ‘vedetta’ in numerosi negozi di Reggio Calabria. Che dire, si sa : gli arcoti possono aprire dove vogliono e non devono chiedere il permessso a nessuno . Ma forse questa volta qualcosa è andato storto.
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