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Ndrangheta: condannato giudice Giglio processo Milano,4anni 7mesi. A consigliere Morelli 8anni e 4mesi

Mercoledì 06 Febbraio 2013 17:49   –  Quattro anni e 7 mesi di reclusione, sono stati inflitti dai giudici dell’ottava sezione penale (presidente del collegio Luisa Ponti) a Vincenzo Giuseppe Giglio, reggino di 54 anni, ex presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, nel processo milanese sulla cosiddetta ‘zona grigia’ della ‘ndrangheta. I giudici hanno anche condannato a 8 anni e 4 mesi il consigliere regionale calabrese del Pdl Franco Morelli.

Vincenzo Giuseppe Giglio
Giglio, che è stato anche interdetto dai pubblici uffici per 5 anni, venne arrestato (e poi sospeso dal Csm) nel novembre 2011, con le accuse di corruzione, rivelazione del segreto d’ufficio e favoreggiamento aggravato per avere agevolato l’attività del clan Valle-Lampada. Per il consigliere calabrese Morelli, anche lui arrestato nel novembre 2011 con le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione e rivelazione del segreto d’ufficio, i giudici hanno disposto l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Il Tribunale, inoltre, accogliendo l’impianto accusatorio del procuratore aggiunto Ilda Boccassini e del pm Paolo Storari ha emesso altre sette condanne: 16 anni per il presunto boss Giulio Lampada; 9 anni e 6 mesi per Leonardo Valle; 8 anni per Vincenzo Giglio (medico e cugino del giudice); 4 anni e sei mesi per Francesco Lampada; 7 anni per Raffaele Firminio; 3 anni e 3 mesi per Maria Valle. E’ stato anche condannato a 5 anni e 3 mesi l’ex militare della Gdf Luigi Mongelli, mentre altri tre finanzieri sono stati assolti con revoca delle misure cautelari. Per il consigliere Morelli anche due anni di libertà vigilata. Secondo l’accusa, il magistrato Giglio si sarebbe rivolto al consigliere Morelli per far ottenere a sua moglie la nomina a commissario della Asl di Vibo Valentia e Morelli avrebbe invece chiesto e ottenuto dal giudice notizie riservate su indagini. Entrambi poi, secondo le indagini, erano in rapporto con Giulio Lampada, il quale tra l’altro avrebbe gestito un business di slot machine e videopoker in diversi bar di Milano. Nel corso del processo era anche stato ascoltato come testimone il sindaco di Roma Gianni Alemanno, perchè in alcune intercettazioni Giulio Lampada si vantava di averlo incontrato nella Capitale in un appuntamento elettorale.